anatomia di una porta / di francesco muzzioli

Una porta. C’è una porta. O al- meno ci sarebbe, potrebbe esserci. Per ipotesi. Di fronte. Una bella porta qualsiasi. Che valga in ogni caso. Non c’è niente di meglio, dico, per cominciare. Per comin- ciare c’è una porta, poi si vedrà come far sorgere attorno, senza fretta, con calma, tutto un mondo, strade, case, persone, animali e così via. Una porta può tenere aperte un sacco di possibilità. Tenere aperte o anche chiuse, ché anzi una porta per solito sta più tempo chiusa che aperta. Comunque ci sarà qualcuno o qualcuna da una parte e qualcuna e qualcuno dal- l’altra per esempio. O viceversa. Potrà installarvisi una vicenda in- timistica (all’interno), o realistica, o avventurosa (all’esterno) e fanta- stica, compresa la prediletta umo- ristica. Si possono fare, volendo, battute di spirito e un sacco e una sporta di calembour (perciò quindi servono le note). Non importa come sia la porta. Se non si sa, sopportalo. Ma ci sarà tutto il traf- fico delle entrate e delle uscite e i grandi dilemmi relativi. Infatti: o porta aperta per chi porta; op- pure: chi non porta parta per la porta aperta.

Forse era tutto sbagliato: forse non ci volevano delle porte, ma dei ponti. Dei ponti che potrebbero attraversarsi, quelli sì, in simultanea in massa. Si dovrebbe cambiare argomento (c’è un ponte, ecc.), ma è troppo tardi. Infatti, ed è proprio il contrario. Era prima che tutto era aperto, comprese le infinite porte.
E adesso?