‘a.r. (arthur rimbaud)’. vecchioni. commento alla canzone d’autore // paolo jachia

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Autore e data di composizione: Parole musica di Roberto Vecchioni – 1976

Periodo/successo: gli anni Settanta per Vecchioni sono stati anni di rivolta e di poesia: da qui la necessità di confrontarsi con i grandi poeti della rivolta ottonovecentesca e dunque Rimbaud, Verlaine, Baudelaire… Da questo momento Vecchioni riesce a coniugare successo di pubblico e ricerca personale in un mix che gli permette di vincere con la stessa semplice eleganza sia le targhe del festival Tenco che il Festivalbar.

Commento: Questa canzone – dedicata al principale poeta francese dell’Ottocento Arthur Rimbaud – si svolge su due piani. Il primo racconta sommariamente la vita di Rimbaud, il secondo spinge verso un’immedesimazione poetica, ed è caratterizzato dal forte eco soggettivo che il racconto della vita e dell’arte di Rimbaud produce in Vecchioni, un’eco che però non toglie, come vedremo, una certa distanza tra le scelte esistenziali di Vecchioni e quelle di Rimbaud (spia dell’oscillazione tra racconto ed immedesimazione il passaggio dalla terza persona delle due strofe alla prima persona dei due ritornelli e la loro diversa orchestrazione musicale).
In particolare nella prima strofa si fa riferimento al soggiorno di Rimbaud a Londra con il poeta Paul Verlaine e all’epilogo drammatico del loro intensissimo amore omosessuale. Qui ancora si palesa quale sia il vero motivo della grandezza di Rimbaud poeta, ossia la sua capacità di rifiutare una forma convenzionale e stereotipata di arte, il suo essere pronto a cercare “un’altra poesia”, la sua decisione di ribaltare il senso delle parole “fino allo sputo”, fino a farle pienamente strumento di quella rivolta etica oltre che artistica che Rimbaud voleva fosse completamente espressa dalla sua nuova poesia. Di qui la necessità – nel primo ritornello – di cedere la parola direttamente a Rimbaud e non è tanto importante la traduzione dei versi riportati – che valgono più o meno così: “un lungo infuso lacrimale lava i cieli verde verza; sotto la pianta gemmata che sbava i vostri caucciù” – quanto il senso complessivo, di rivolta e di sconquasso, che viene dall’accumularsi, nei versi di Rimbaud, di allitterazioni, metafore, doppi sensi, neologismi… le parole uno sputo alla vecchia scassata borghesia del Secondo Impero Francese. Da ricordare in questo senso la partecipazione di Rimbaud all’avventura rivoluzionaria della Comune di Parigi del 1871 e poi, proprio sull’onda terribile di questa sconfitta e del suo tormento esistenziale, la scelta che Rimbaud matura di “buttarsi via”. Di diventare – come Vecchioni narra nella seconda strofa -“mercante d’armi tra l’Egitto e la follia”. Sarà appunto in Africa, nel travaglio di misteriosi e segreti viaggi, che il poeta si ammalerà (“la gamba mi fa male”) tanto da dover decidere di rimpatriare. Nel secondo ritornello è ancora Rimbaud – in viaggio verso Marsiglia e verso un’improbabile salvezza – a parlare in prima persona e a trarre un drammatico bilancio esistenziale: “ho visto tutto e cosa so / ho rinunciato ho detto no / ricordo a mala pena quale nome ho”. Tralasciando un’eco dal Fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello, possiamo forse dire che la canzone di Vecchioni mostra qui un doppio giudizio su Rimbaud: uno – di consesso – sulla grandezza straordinaria del poeta Rimbaud, l’altro – con qualche riserva – sulla disperazione del suo percorso esistenziale e umano e dove dunque si pone un limite alla pur fortissima identificazione biografica e artistica tra Rimbaud e Vecchioni.

Echi letterari: Vecchioni professore liceale e universitario, autore di racconti, romanzi, saggi, articoli è stato definito “il più letterato dei cantautori italiani”. Dunque vastissimi i suoi riferimenti letterari ma la sua vera cifra distintiva – in questa canzone e sempre nella sua opera – è il legare le più diverse suggestioni letterarie ad un proprio percorso umano ed intellettuale.

Influenze sulla musica successiva: Vecchioni ha uno stile e un successo molto personale e dunque difficilmente duplicabile. Un artista a lui però molto vicino – e con il quale ha scritto molte belle canzoni – è Enrico Nascimbeni, cantautore in proprio e coautore dell’ultima splendida canzone di Vecchioni dedicata a Vincent Van Gogh.