franco battiato // Joe Patti’s experimental group live nov 2014

di fabio d’ambrosio.

Le foto le ho scattate al concerto del 9 gennaio 1992 a Milano (ragazzi…quello dietro che dirige l’orchestra è Giusto Pio…) e mi piace proporle per la prima volta ora dopo aver rivisto Battiato in concerto.
A Battiato sono legato. Non so cosa ho capito, ma ascoltando ‘clic’ quando ero in terza media anche il cervello mi ha fatto ‘clic’.

Rivederlo ora a novembre 2014 e risentirlo con alcuni brani degli inizi (anche da ‘clic’) mi ha fatto molto pensare a come sono cambiato io, a come è cambiato lui.
E a cosa invece è rimasto immutato dopo così tanto tempo.

Battiato è da sempre un grande innovatore, un grande avanguardista.
Quando ho iniziato ad ascoltarlo io non lo sapevo cosa volesse dire sperimentare nuovi linguaggi. Solo molto più tardi ho compreso gli elementi fondamentali che Battiato mette in atto. Contaminazione, interdisciplinarietà, memorabilità/accessibilità, sperimentazione con finalità utopica-sociale, altro luogo/altro tempo.

woody-allenOcchio che se pensate ad una ricetta per la perfetta opera avanguardista, farete un buco nell’acqua così come premeditare un pranzo di coppia memorabile lasciando scorrazzare aragoste in cucina. Funziona solo una volta.

E la cosa vale per tutti. Anche per il grande Battiato, al primo disco senza Sgalambro, scomparso a marzo.
Fatico un pochino ad accettare la parola ‘experimental’ nel titolo di disco e concerto. A chiusura di concerto ‘Proprietà privata’, ultimissimo dei bis dopo ‘la cura’ o ‘e ti vengo a cercare’, è un colpoalcuore dal vivo. Il ‘clic’ che torna, il pezzo è la potente rivisitazione elettronica di ‘Propiedad Prohibida’. Ma l’incredibile era già lì 42 anni fa.

Due parole sulla scenografia.
Sul palco tre postazioni, una ai computer, una a tastiere, un’altra a pianoforte e tastiere.
Sul fondale di tanto in tanto, forse mascherati da una tela, appaiono sei strutture, sembrano sei piccoli menhir, aggiungono una forte componente arcaica alla scena. Tutto il fondale è animato da luci monocromatiche che sui menhir giocano a farsi rincorrere dallo sguardo, che non può resistere, come per le lucine dell’albero di natale.
Non c’è dubbio. Interessante ed essenziale. Ma, anche qui, senza il rischio di ‘experimental’.

Se cercate un bel libro su Battiato, questo è fondamentale:
‘E ti vengo a cercare. Franco Battiato e il sacro’ di Paolo Jachia ed. Ancora.