cassinetta di lugagnano: primo comune a crescita zero

cosa ci vuole per rendere normale ciò che da anni gli amministratori italiani sostengono sia solo utopia? ci vuole un sindaco innovatore. ci vuole probabilmente il coraggio di investire sul territorio, per lo più agricolo e seriamente minacciato a destra e manca da speculazioni edilizie. ci vuole quasi sicuramente la forza generativa di un’idea di normalità e la voglia di provare seriamente ad invertire il senso di marcia smettendo di accontentare false richieste popolari, e iniziando a programmare politicamente la città.

cassinetta di lugagnano (mi) ce l’ha fatta: grazie al suo sindaco di 38 anni domenico finiguerra, è il primo comune d’italia a crescita zero.

ma cosa vuol dire crescita zero? per capirlo dobbiamo partire da questa premessa:
in italia negli ultimi 15 anni circa tre milioni di ettari, un tempo agricoli, sono stati asfaltati e/o cementificati. questo consumo di suolo sovente si è trasformato in puro spreco, con decine di migliaia di capannoni vuoti e case sfitte: suolo sottratto all’agricoltura, alla qualità della vita, all’ambiente e all’uomo. le risorse non sono infinite, così anche sul territorio bisogna ripensare il nostro modello di sviluppo che crede, ancora ciecamente, nella crescita come possibilità di un illimitato progresso.
il necessario cambio di rotta, parte da questa premessa e impone di pensare al futuro partendo dalla lungimiranza, dalla partecipazione e dalla programmazione del territorio.

per questo crescita zero vuol dire prima di tutto ripensare i piani regolatori (il principale strumento tecnico con cui le amministrazioni comunali, di concerto con i propri tecnici e sulla base troppo spesso di istanze affaristiche, orientano e determinano la struttura architettonica cittadina) in funzione non più di una crescita dell’urbanizzazione e dello sfruttamento del territorio, ma sul mantenimento inalterato del rapporto tra suolo urbanizzato e suolo libero (= crescita zero!).
la scelta in apparenza sembra semplice, peccato che da anni gli amministratori vedano e vendano ai propri concittadini tutt’altro.
vi faccio un esempio di quello che succede quasi ovunque: nel mio amato paesiello (cesano boscone) l’amministrazione da tempo sostiene che gli abitanti necessitino con urgenza di nuove abitazioni oppure che il bilancio sia deficitario e che vendendo la tal area si avranno improvvisamente le risorse per mandare avanti i servizi ai cittadini. si assiste ad un secondo boom edilizio, ma i giovani per lo più si spostano fuori dal comune, per i prezzi troppo alti, e il tasso di crescita sale solo con l’ingresso degli stranieri e di poco, perché, come in quasi tutto il nord italia, il tasso di mortalità è ben più alto di quello di natalità. nessun ricambio generazionale, nessuna crescita demografica, eppure le case nuove aumentano e incredibilmente, almeno fino a prima dello scoppio della crisi, si vendono. allora cosa succede? semplice: le persone si spostano, cambiano casa, ma questo non vuol dire che ci sia una reale richiesta di nuove abitazioni. semmai c’è richiesta di abitazioni a prezzi calmierati ma questa viene quasi sempre puntualmente disattesa. quanto al problema economico, chiunque è in grado di capire che una vendita saltuaria non può risolvere problemi di bilancio che prima o poi si ripresenteranno, mentre scelte politiche sconsiderate possono e stanno gravemente danneggiando l’ecosistema in cui tutti noi cerchiamo di sopravvivere.

a cassinetta invece non si costruisce più. il comune ha deciso di non inseguire gli appetiti dei costruttori che, dietro la scusa di una presunta necessità di abitazioni, celano il reale bisogno di far crescere il mercato e i propri incassi. con questa scelta finiguerra ha messo anche le basi per quella battaglia, che si sta allargando a macchia d’olio, contro il consumo del territorio*.
il giovane sindaco ha deciso di organizzare e programmare la città partendo dai bisogni reali dei cittadini e da quelli indotti dagli speculatori. domenico finiguerra ha imboccato una strada diversa in difesa del territorio e per la partecipazione reale e attiva. le decisioni politiche del suo comune sono state infatti sostenute e condivise dagli abitanti stessi che hanno dato nuovo slancio alla creazione di altre azioni a sostegno delle scelte intraprese: sostegno economico attraverso l’aumento di un punto dell’ici alle attività commerciali, ma anche recupero e riutilizzo di volumi esistenti già edificati e programmazione di numerose piste ciclopedonali al fine di disincentivare l’utilizzo dell’automobile per brevi spostamenti. inoltre si è scelto di intervenire per valorizzazione il patrimonio artistico e paesaggistico e per tutelare il verde cosa che a cassinetta, come in tutto il sud milano, significa proteggere il più grande polmone agricolo d’europa e investire seriamente in un’alternativa concreta all’idea di progresso illimitato ai danni del territorio e della salute pubblica.

resta il problema che senza un serio programma sovracomunale del territorio – al momento il comune decide solo per le sue competenze, poi arriva provincia, regione, stato ad imporre mostruose varianti territoriali come aeroporti, alta velocità o strade ad alta percorrenza – ogni sforzo rimane limitato.

*stop al consumo del territorio è un movimento di opinione per la difesa del diritto al territorio non cementificato che raccoglie più di 3500 iscritti solo su facebook. tra i primi firmatari c’è proprio il sindaco di cassinetta, oltre al movimento per la decrescita e molte altre personalità e gruppi che stanno cercando soluzioni ai danni arrecati in anni di sviluppo scellerato contro il territorio.