di Alice Pareyson e Fabio D’Ambrosio
Cosa ci può essere di più grande in un libro, se non il tentare di raccontare la vita? E proprio da un libro abbiamo scoperto un “episodio della vita” di una prestigiosa casa editrice di più di un secolo fa.
Nel 1900 Thomas James Cobden-Sanderson diede vita a una casa editrice, la “Doves Press”, iniziando la lunga e profonda collaborazione con Emery Walker. Entrambi provenivano dalla scuola di William Morris, una delle più grandi personalità artistiche dell’epoca vittoriana. La casa editrice pubblicò grandi testi come il “Paradise Lost” di Milton, nel 1902. Nel 1903 uscì un’edizione della Bibbia in cinque volumi, sempre nei suoi austeri caratteri rossi per titoli e capilettera e neri per il resto. Cobden-Sanderson fu l’inventore di un font che egli chiamò “Doves Type” dal nome di un bar (The Dove) nei dintorni della zona di Londra in cui abitava.
Ma i diritti del Doves Type alla morte di Sanderson sarebbero toccati a Walker, e Sanderson, in conseguenza della chiusura della Doves Press nel 1916, decise di liberarsi definitivamente di ciò che era diventato fardello. Sanderson gettò via i caratteri tipografici Doves in piombo nel Tamigi dall’Hammersmith Bridge, metodicamente, sistematicamente, tra agosto 1916 e gennaio 1917, più di una tonnellata, nel corso di svariate notti, almeno 170. A quei tempi, senza la moderna tecnica digitale di stampa, distruggere caratteri e matrici di stampa voleva dire distruggere per sempre il font.
Il Doves Type rappresenta la ricerca di un senso della vita ma anche l’ossessione che assale l’uomo per poi lasciarlo “in miseria”.
Ed ora il gran finale.
Quasi allo scoccare di cento anni dopo, Robert Green manda dei sommozzatori nel Tamigi a Novembre 2014 nei pressi dell’Hammersmith Bridge a cercare i caratteri in piombo del Doves Type, riuscendo persino a trovarne una nutrita serie e realizza una versione del font a gennaio 2015.
Anche se, con la moderna tecnica di stampa, esistono da tempo una serie di font digitali ‘doves type’ che riprendono le caratteristiche dei caratteri originali… come a dire che così come l’ossessione spinse Sanderson a sbarazzarsene, sempre l’ossessione ha spinto ora Green a ricercarli.
“The contemplation of things as they are, without substitution or imposture, without error or confusion, is in itself a nobler thing than a whole harvest of invention.”
– Bacon
Ma perché consideriamo Thomas James Cobden-Sanderson un importante artista visuale?
Perché consideriamo lo studio del suo lavoro sul rapporto tra contenuto e forma fondamentale per chiunque operi nel campo della comunicazione oggi?
Un volume che fa luce su chi fosse Sanderson letterato e artista è “The fine book- A symposium” (The Laboratory Press, Pittsburgh 1934), volume di cui abbiamo trovato una copia nella biblioteca dell’Università degli Studi di Milano e che presenta una raccolta di saggi di nomi celebri come, tra gli altri, William Morris, Paul Valéry, Porter Garnett.
“The Book Beautiful”, il saggio di Cobden-Sanderson, va considerato (a nostro avviso) come un manifesto della sua poetica e del suo pensiero editoriale.
Il concetto chiave che Sanderson ebbe sempre chiaro in mente è quello della bellezza dell’opera d’arte, necessaria per i fruitori ma anche per gli artisti. L’unione del tutto per lo scaturire di un tutto composito, il perfetto BOOK BEAUTIFUL.
L’ideale del “Book Beautiful”, secondo Cobden-Sanderson, consiste essenzialmente nei seguenti punti:
- Un’opera BELLA è un’opera in cui le parti in gioco siano come delle mani come una o più mani che eseguano un lavoro, tutte insieme e con uno scopo ben preciso e condiviso.
- Un’opera BELLA è un’opera in cui la Calligrafia (lett. “bella scrittura”) non sia soltanto una decorazione accessoria ma diventi BELLEZZA sostanziale.
- Un’opera BELLA è quella che passi dall’astratto al concreto, dall’immaginazione alla vista, dalla mente alla pagina, dal prototipo al tipo (dal prototype al type) come il passaggio da ciò che uno spettatore immagina apparire sul palco a ciò che poi sul palco appare per opera di un regista.
Ma molti sono i rischi della creazione da parte di un miniatore che fa un passo avanti rispetto alla semplice decorazione verso la bellezza:
- sacrificare la cosa che si vuole significare, alla modalità, cioè il contenuto alla forma della sua significazione.
la nullificazione della comunicazione scritta. - il raggiungimento di “beautiful pictures” ma a spese del Testo, “che esse si erano prefissate di magnificare”.
- Un altro problema si pone quando, dalla collaborazione di molte arti combinate e rivolte verso un unico scopo, viene che ognuna proverà ad autoaffermarsi distruggendo “l’unica cosa necessaria” (the one thing needful – tra l’altro molto probabile citazione dickensiana, in quanto costituisce il titolo del primo capitolo della prima parte dell’opera Hard Times), alla cui realizzazione si erano precedentemente combinate in una comune subordinazione.
L’unica cosa necessaria è chiaramente la bellezza. Il punto è quindi non perdere mai di vista arte (o arti), ambizione ma nemmeno il FINE.
Cobden-Sanderson si occupava di intersemiosi e interdisciplinarietà: “He must remember that […] his art is a means only and not itself an end”: l’artista deve ricordarsi che […] la sua arte è solo un mezzo e non di per sé un fine, ma anche che “the world of art is a commonweal” (“il mondo dell’arte è un bene comune”).
L’opera più bella è l’opera composita. La visione del totale, dello scopo, e del risultato è un altro dei capisaldi della poetica di Sanderson. La perfezione è un’altra delle ossessioni (= punti fermi!) della Bibbia del buon artista provvista da Sanderson. Lettere e parole, immagine, testo e pagina devono essere concepite tutte come un tuttuno.
“Nella Calligrafia, come in tutte le arti, una bellezza decorativa, una volta iniziata la propria via, procede a sbarazzarsi delle condizioni della sua nascita e dove era intesa soltanto ad essere un ministro (un aiutante), procede a farsi da sé padrona.”
Gli stadi in questa usurpazione nel caso della Calligrafia sono particolarmente ben definiti ed evidenti. All’inizio, la Calligrafia era soltanto scrittura uniforme, una successione di LETTERE QUADRATE tutte del medesimo valore. Con una serie di “allargamenti”, essa diventa superiore agli altri elementi della pagina “come il fiore lo è alla foglia”.
Sanderson parla del passaggio dal Libro Scritto al Libro Stampato e afferma che il mestiere di Stampatore decadde. È quindi compito del Calligrafo farlo rivivere e riportarlo alla sua originale purezza di intenti e risultati. WILLIAM MORRIS è il promotore del grande revival nella stampa, uno Stampatore che prima di essere Stampatore era un Calligrafo e un Miniatore. Il compito della Tipografia, come della Calligrafia, è comunicare all’immaginazione, il pensiero o l’immagine che l’Autore intende comunicare. Nel caso della Poesia, “il verso, secondo me, piace per la sua forma alla vista, così come all’udito”.
L’ILLUSTRAZIONE, l’altro costituente espressivo del Book Beautiful, è una parte del tutto della materia trattata, in un processo di comunicazione simbolica, isolate e presentata pittoricamente.
La domanda più importante è l’aspetto che l’illustrazione deve avere per essere adatta a una pagina di Tipografia. Il suo aspetto deve essere essenzialmente formale e della stessa consistenza, per così dire, della tipografia:
“Dovrebbe avere una precisa cornice o un margine, che la delimiti ben distintamente dal testo, e la forma e il carattere della cornice, se decorativi, dovrebbero avere un rapporto con la pagina così come con il contenuto illustrativo; e il contenuto illustrativo stesso dovrebbe essere formale e illustrare letteralmente, e non oscurare per la troppa brillantezza il resto della materia rimasta per essere comunicata all’immaginazione dalla tipografia sola.”
“L’interezza, la simmetria, l’armonia, la bellezza non accentuata, del Book Beautifu, dunque sarebbe in sincronia con l’interezza, la simmetria, l’armonia, la bellezza non accentuata, di TUTTO DI VITA CHE È COSTITUITO DA NOI STESSI E IL MONDO, QUEL COMPLESSO E MERAVIGLIOSO TUTTO CHE, NELLA LOTTA DI FORZE COMPETITIVE, TIENE LE SUE PROPRIE SUPREMAMENTE, E NEL LINGUAGGIO DELLA VITA SCRIVE, SULLE PAGINE MINIATE DEI GIORNI, I VOLUMI DEI SECOLI, E ATTRAVERSO LE INFINITÀ DEL TEMPO E DELLO SPAZIO MUOVE AVANTI RITMICAMENTE AL PIENO SVILUPPO DELLA SUA SORPRENDENTE STORIA, IL VERO ARCHETIPO DI TUTTA LA VITA E DI TUTTI I ‘BOOKS BEAUTIFUL’ O ‘SUBLIME’.”
Così Cobden-Sanderson conclude il suo saggio.
Il sogno del Book Beautiful raggiunge anche noi, dopo circa un secolo, universale compendio degli interrogativi di chi vuole proseguire la lotta per la libertà intellettuale, mentre vede così tanta triste prigionia delle menti.
Nella nostra quotidiana e costante ricerca su che cosa ci interessi pubblicare e come farlo, ci chiediamo come debbano essere fatti i libri oggi e cosa voglia dire oggi curare un’edizione.
Anzi. Edizione di cosa? In questi anni, anzi ogni giorno, il rapporto tra mezzo e messaggio, in balia delle onde di tecnologia e mercato globale, richiede di essere tenuto ben presente.
Sì certo. Perché si tratti di libro stampato, o di schermata tablet, o di grande schermo pubblicitario su strada, i principi fondamentali della composizione del ‘BOOK BEAUTIFUL’ sono preziosi nell’utilizzo dei nuovi strumenti tecnologici.
Interdisciplinarietà v’è quando nessuna delle discipline, chiamate in causa ad interagire, perde nulla della propria forza espressiva. Chi vuole il buon rapuglio, lo semini di luglio, ch’è dire: chi vuol dare più incisività espressiva alla propria disciplina, la semini in un’altra a sé confacente.
D’altronde le possibilità espressive si sono talmente ampliate nell’arco degli ultimi anni che i nuovi operatori dovrebbero essere esperti di marketing, grafici, esperti in comunicazione, registi, musicisti, animatori, programmatori, oppure… capaci di profondi scambi interdisciplinari con altri soggetti con competenze complementari.
Già, entrambe le cose sono estremamente difficili da mettere in pratica.
Ma se siete realisticamente coscienti dei vostri limiti, e talvolta provate quella sgradevole sensazione… come capaci di dominare la vostra macchina non proprio fino all’ultimo mega di RAM… beh sappiate che non c’è nulla di cui disperarsi.
Abbiamo buone notizie per voi!
Siete al di sopra della media.
se volete approfondire: bbc, economist
segue la trascrizione fedele del saggio di sanderson tratto dal volume citato anticipato dalla relativa traduzione. entrambe le cose curate da Alice Pareyson.
IL BOOK BEAUTIFUL
L’IDEAL BOOK O BOOK BEAUTIFUL è uno scritto composito costituito da più parti e può essere reso bello dalla bellezza di ognuna delle sue parti- il suo contenuto letterario, il suo materiale o i suoi materiali, la sua scrittura o stampa, la sua miniatura e illustrazione, la sua rilegatura e decorazione – di ognuna delle sue parti in subordine al tutto che costituiscono, o può essere reso bello dalla suprema bellezza di una o più delle sue parti, mentre tutte le altre parti sono subordinate o anche eliminate in nome di questa qua (di parte) o più, e ognuna a turno capace di ricoprire quel ruolo supremo ed ognuna nella sua propria peculiare maniera.
Dall’altra parte ogni arte che dà il contributo può usurpare le funzioni del resto e diventando bello senza limite rovinare la causa comune in nome della sua.
Io in questo breve saggio propongo, mettendo da parte al momento il materiale, carta o pergamena, la rilegatura e la decorazione, e il contenuto letterario del Book Beautiful, per dire qualche parola sul trattamento artistico del veicolo dell’espressione – Calligrafia, Tipografia, e Illustrazione – e sul Book Beautiful come un tutto.
CALLIGRAFIA
La scrittura e la decorazione a mano della lettera e della pagina sono alla bade del Book Beautiful, sono alla base della Tipografia e della Decorazione, sia questa ad intaglio o incisa nella pietra, ed ogni stampatore e invero chiunque si trovi ad avere a che fare con la realizzazione di libri dovrebbe basarsi sulla pratica o la conoscenza dell’Arte della ‘Bella Scrittura’ o ‘Calligrafia’, e lasciare sia mano che anima lussureggiare e gioire per un po’ nell’arte della miniatura.
Una tal pratica terrebbe il TYPE in vita sotto l’influsso di un PROTOTYPE eterno (ever-living) e grazioso.
Fornirebbe una gamma di esemplari e suggerimenti da cui il Tipografo potrebbe con cautela attingere, convertendo nella sua rigida gamma tanto dei nuovi begli sviluppi della Calligrafia come affidati a lui per lo scopo.
Nella creazione del libro scritto, in cui sono combinate varie modalità di rappresentazione, simbolica e pittorica, l’adattamento della lettera alla lettera, della parola alla parola, dell’immagine al testo e del testo all’immagine e del tutto alla materia trattata che dà adito a grande finezza e perfezione.
Il TYPE è fluido, e lettere e parole, immagine, testo e pagina devono essere concepite tutte come un tuttuno, come una o più mani che eseguano un lavoro, sulla pagina, tutte insieme e con uno scopo ben preciso e condiviso.
Il Printed Book invece è più ostico all’adattamento in quanto il TYPE è rigido e implacabile.
L’immagine o l’illustrazione troppo spesso risultano indipendenti ed estranee al contesto.
Tuttavia l’adattamento risulta essenziale anche in questo caso: la Calligrafia e la Decorazione e l’unità che dev’essere a ciò inseparabilmente associata, fungono da ammirevole disciplina per quel fine.
Lo sviluppo della Calligrafia in Italia, Spagna, Francia, Germania, Inghilterra deriva dallo sviluppo di quella romana che a sua volta deriva da quella greca.
La bella costituzione delle lettere e la loro ordinate disposizione in sequenza sulla pagina rettangolare non sono altro che modalità di quel generale piacere che si trova nella creazione dell’ordine e della bellezza che è la nota dell’unità in ognuna delle arti.
Nella Calligrafia, come in tutte le arti, una bellezza decorativa una volta iniziata la propria via, procede a sbarazzarsi delle condizioni della sua nascita e dove era intesa soltanto ad essere un ministro (un aiutante), procede a farsi da sé padrona.
Gli stadi in questa usurpazione nel caso della Calligrafia sono particolarmente ben definiti ed evidenti.
All’inizio, la Calligrafia era soltanto scrittura uniforme, una successione di LETTERE QUADRATE tutte del medesimo valore.
Poi giunse l’allargamento della sfera d’azione, per così dire, delle lettere in posizioni di spicco, delle lettere iniziali e del loro trattamento decorativo: poi, in conseguenza proprio di questo allargamento, un ulteriore allargamento o enfatizzazione che finì nello smettere di essere decorazione aggiuntiva diventando sostanziale bellezza, come di un’immagine, incorniciata dall’adiacente illuminazione e scrittura, ma ad esse superiore come il fiore lo è alla foglia. Ognuno di questi passaggi possiede una sua propria bellezza, e ognuno nel suo turno costituisce un Libro, in un certo senso un Book Beautiful.
Ma nel passaggio dall’immagine creata nella mente da un simbolismo astratto all’immagine espressa sulla pagina secondo un criterio di verosimiglianza, il libro stesso ha subito un cambiamento ed è diventato nel processo non un veicolo per la trasmissione di un’immagine, ma un’immagine lui stesso, da essere apprezzata non tanto dall’immaginazione, l’occhio interiore, quanto direttamente dall’occhio esteriore, il senso stesso della vista; proprio come sul palcoscenico lo scenario creato sulle prime con la forza immaginativa dagli spettatori, obbedendo all’influsso dell’attore, è ora presentato esternamente da un pittore e costumista di scena nella realtà simulata.
Io apprendo che, quando il miniatore, passando avanti rispetto alla decorazione del significato o delle lettere iniziali, iniziò la realizzazione di immagini in questa maniera dentro le pieghe di esse, stava spingendo la sua arte troppo in là.
Rischiava, come mostrava l’evento, di subordinare il Testo a se medesimo, o sacrificare la cosa che si intende significare alla modalità della sua significazione, poiché alla fine la comunicazione scritta diventava come se fosse nulla, o nient’altro che il meccanismo o la scusa per supportare una successione di bellissime immagini, belle assai, ma belle a spese del Testo che esse si erano prefissate di magnificare.
E potremmo in questo rapporto fare del moralismo e dire che quando molte arti si combinano, o si propongono di combinarsi, per la realizzazione di una cosa, con la continuazione del processo, e con lo sviluppo delle molte arti, ognuna tenterà di autoaffermarsi distruggendo l’unica cosa necessaria, alla realizzazione della quale esse si erano precedentemente combinate in una comune subordinazione.
Così, nel nostro caso, il miniatore distrusse, per aver eccessivamente relativizzato lo sviluppo, il testo puramente scritto, e la morale è che ogni artista, nel suo contribuire al Book Beautiful, deve subordinare la sua arte e la sua ambizione al fine.
Deve ricordare che in un tal caso la sua arte è solo un mezzo e non un fine di per sé.
È degno di nota che la Chiesa lottò contro l’idolatria dei suoi Scribi, e cercò di limitare la troppo esuberante bellezza dei suoi miniatori, e un tentativo simile fu fatto per tener basso l’idolatria del Rilegatore.
La Chiesa ha forse perso tutta la sua pretesa persino di influenza sotto questo aspetto.
Ma gli artisti non dovrebbero aver bisogno della guida di nient’altro fuorché se stessi, in qualità d’artisti.
Essi dovrebbero, come artisti, realizzare che il mondo dell’arte è un bene comune, e che l’arte più bella è un’opera composita, più alta dell’arte di ciascuno, e che l’arte di ciascuno è un contributo, soltanto da essere esercitata nella dovuta subordinazione all’ideale che è la creazione di tutto.
TIPOGRAFIA
IL PASSAGGIO dal Libro Scritto al Libro Stampato fu improvviso e definitivo. E non ci si deve stupire che le prime produzioni della stampa sino le più belle e che la storia della sua carriera successiva non sia altro che la storia della sua decadenza. Lo Stampatore portò avanti nel Type la tradizione del Calligrafo, e del Calligrafo nella sua forma migliore.
Poiché questa tradizione morì in lontananza, il mestiere di Stampatore decadde. È compito del Calligrafo far rivivere e riportare il mestiere di Stampatore alla sua originale purezza di intenti e risultati.
Lo Stampatore deve al contempo essere un Calligrafo, o in contatto con lui e dev’essere in associazione con la Stampa uno Scriptorium dove la bella scrittura può essere praticata e l’arte del design della lettera mantenuta viva. E c’è quest’ulteriore prova della dipendenza della stampa dalla scrittura: il grande revival nella stampa che sta prendendo piede sotto i nostri stessi occhi, è l’opera di uno Stampatore che prima di essere Stampatore era un Calligrafo e un Miniatore, WILLIAM MORRIS.
Il compito della Tipografia, come della Calligrafia, è comunicare all’immaginazione, senza perdita tuttavia, il pensiero o l’immagine che l’Autore intende comunicare. E il compito della bella tipografia è non di sostituirsi alla bellezza o all’interesse della cosa pensata e intesa di essere trasmessa dal simbolo, una bellezza o un interesse suoi propri, ma, da un lato, guadagnare l’accesso a quella comunicazione dalla chiarezza e bellezza del veicolo, e dall’altro, prendere profitto da ogni pausa o fase in quella comunicazione per inserire qualche caratteristica e rilassante bellezza nella sua propria arte.
Abbiamo così una ragione per la chiarezza e bellezza del testo come un tutto, per la speciale bellezza della prima pagina o pagina introduttiva e del titolo, e per la bellezza speciale dei titoli dei capitoli, lettere maiuscole o iniziali, e così via, e un’apertura per l’illustratore come vedremo tra breve.
In più, nel caso della Poesia, il verso, secondo me, piace per la sua forma alla vista, così come all’udito, e dovrebbe essere posto sulla pagina in modo che la sua struttura possa essere colta con un solo sguardo e apprezzata distintamente, e qualsiasi cosa che interferisca con la velocità di comprensione e apprezzamento dello stesso, per quanto bella in sé, è in relazione con il libro come un tutto impertinenza tipografica.
L’ILLUSTRAZIONE, l’altro costituente espressivo del Book Beautiful, è una parte del tutto della materia trattata, in un processo di comunicazione simbolica, isolate e presentata pittoricamente.
Dopotutto la sua relazione e una relazione molto importante, nel campo dei sensi, col veicolo della comunicazione, l’immediato ambiente tipografico, in mezzo al quale appare.
E qui giunge la domanda, che è stata a volte confuse con la domanda del rapport, la domanda della modalità in cui l’illustrazione pittorica può essere prodotta e trasferita sulla pagina, con l’intaglio, l’incisione su acciaio o rame, o per un processo. Ma questa mi sembra essere una domanda interamente subordinata seppure importante. La domanda più importante è l’aspetto che l’illustrazione deve avere per essere adatta a una pagina di Tipografia. E io propongo che il suo aspetto deve essere essenzialmente formale e della stessa consistenza, per così dire, della tipografia. (stampa in rilievo)
Dovrebbe avere una precisa cornice o un margine, che la delimiti ben distintamente dal testo, e la forma e il carattere della cornice, se decorativi, dovrebbero avere un rapporto con la pagina così come con il contenuto illustrativo; e il contenuto illustrativo stesso dovrebbe essere formale e illustrare letteralmente, e non oscurare per la troppa brillantezza il resto della materia rimasta per essere comunicata all’immaginazione dalla tipografia sola.
IL BOOK BEAUTIFUL COME UN TUTTO
INFINE, se il Book Beautiful può essere bello per com’è scritto o stampato o illustrato, può essere bello, essere anche più bello per l’unione di tutto alla produzione di un tutto composito, il perfetto BOOK BEAUTIFUL. Qui l’idea che dev’essere comunicata dal libro viene per prima, come la cosa di suprema importanza. Poi viene in attesa dietro di essa, lottando per l’amore del fatto di essere essa stessa bella, la pagina scritta o stampata, le lettere decorate o decorative, le immagini inserite nel testo, e infine la rilegatura, che tiene il tutto nella sua forte presa e ancora una volta per questa sua “fissazione” essa stessa diventa bella perché in sincronia con l’idea.
Questo è il supremo Book Beautiful o Ideal Book, un sogno, un simbolo dell’infinitamente bello in cui tutte le cose della bellezza si fondono da ultimo.
il Book Beautiful, dunque, dovrebbe essere concepito come un tutto, e l’autoaffermazione di qualsiasi Arte oltre i limiti imposta dalle condizioni del suo servizio dovrebbe essere considerata come un Atto di Tradimento. Il compito proprio di ogni Arte entro questi limiti è di cooperare con tutte le alter Arti, impiegate, nella produzione di qualcosa che è distintamente Non-Sé.
L’interezza, la simmetria, l’armonia, la bellezza non accentuata e senza sforzo, del Book Beautiful, dunque sarebbe in sincronia con l’interezza, la simmetria, l’armonia, la bellezza non accentuata e senza sforzo, di quel TUTTO DI VITA CHE È COSTITUITO DA NOI STESSI E IL MONDO, QUEL COMPLESSO E MERAVIGLIOSO TUTTO CHE, NELLA LOTTA DI FORZE COMPETITIVE, TIENE LE SUE PROPRIE SUPREMAMENTE, E NEL LINGUAGGIO DELLA VITA SCRIVE, SULLE PAGINE MINIATE DEI GIORNI, I VOLUMI DEI SECOLI, E ATTRAVERSO LE INFINITÀ DEL TEMPO E DELLO SPAZIO MUOVE AVANTI RITMICAMENTE AL PIENO SVILUPPO DELLA SUA SORPRENDENTE STORIA, IL VERO ARCHETIPO DI TUTTA LA VITA E DI TUTTI I “BOOKS BEAUTIFUL” O “SUBLIME”.
THE BOOK BEAUTIFUL
THE IDEAL BOOK OR BOOK BEAUTIFUL is a composite thing made up of many parts and may be made beautiful by the beauty of each of its parts – its literary content, its material or materials, its writing or printing, its illumination or illustration, its binding and decoration – of each of its parts in subordination to the whole which collectively they constitute; or it may be made beautiful by the supreme beauty od one or more of its parts, all themselves for the sake of this one or more, and each in turn being capable of playing this supreme part and each in its own peculiar and characteristic way. On the other hand each contributory craft may usurp the functions of the rest and of the whole and growing beautiful beyond all bounds ruin for its own the common cause.
I propose in this brief essay, putting aside for the moment the material, paper or vellum , the binding and decoration, and the literary content of the Book Beautiful, to say a few words on the artistic treatment of the vehicle of expression – Calligraphy, Printing, & Illustration – and on the Book Beautiful, as a whole.
CALLIGRAPHY
HANDWRITING and hand decoration of letter and page are at the root of the Book beautiful, are at the root of Typography and of woodcut or engraved Decoration, and every printer, and indeed every one having to do with the making of books should ground himself in the practice or knowledge of the Art of Beautiful Writing or Calligraphy, and let both hand and soul luxuriate and rejoice for a while in the art of Illumination. Such practice would keep Type alive under the influence of an ever living and alive under the influence of an ever living and fluent prototype. It would supply a stock of exemplars & suggestions from which the Typographer might cautiously borrow, converting into his own rigid stock such of the new beautiful growths of Calligraphy as commended themselves to him for the purpose.
In the making of the Written Book, moreover, in which various modes of presentment are combined, symbolical and pictorial, the adjustment of letter to letter, of word to word, of picture to text and of text to picture, and of the whole to the subject matter and to the page, admits of great nicety and perfection. The type is fluid, and the letters and words, picture, text, and page are conceived of as one and are all executed by one hand, or by several hands all working together without intermediation on one identical page and with a view to one identical effect.
In the Printed Book this adjustment is more difficult.
The type is rigid and implacable. The labour is divided and dispersed: the picture or illustration, for example, is too often done quite independently and at a distance, without thought of the printed page, and inserted, a stranger, amid an alien type. Yet in the making of the printed book, as in the making of the written book, this adjustment is essential, and should be specially borne in mind, and Calligraphy and immediate decoration by hand and the unity should be inseparably associated therewith would serve as an admirable discipline to that end.
Perhaps the most interesting things to note historically in this connection are (1) that all Calligraphy in Italy, Spain, France, Germany & England would seem to be a development, with many subdivisions, of Roman Calligraphy, itself a development of Greek, and that the beautiful formation of the letters and their orderly placement in sequence upon the rectangular page are but modes of that general delight in the making of order and beauty which is the note of unity throughout all the arts: and (2) that in Calligraphy, as in all the arts, a beauty of decoration started on its way, proceeds to throw off the conditions of its birth & where it was meant to be only a minister to make itself master.
Stages in this usurpation in the case of calligraphy are singularly well marked and apparent.
At the outset, Calligraphy was uniform writing only, succession of SQUARE CAPITALS all of equal value.
Then came the enlargement of the sphere of action, so to speak, of letters in prominent positions, of initial letters and their decorative treatment: then, in consequence of this very enlargement, a further enlargement or emphasis which ended in ceasing to be adjective decoration and becoming substantive beauty, as of a picture, framed by the adjacent illumination and writing, but superior to them as the flower to the leaf. Each of these stages has a beauty of its own, and each in its turn constitutes a Book in some sense a Beautiful Book.
But in the passage from the image created in the mind by abstract symbolism to the image expressed on the page by verisimilitude, the book itself underwent a change and became in the process not a vehicle for the conveyance of an image, but itself the image, to be appreciated not so much by the imagination, the inner eye, as directly by the outer eye, the sense of sight itself; just as on the stage the scenery created at first imaginatively by the spectators, in obedience to the influence of the actor, is now presented externally by the scene painter and costumier in simulated reality.
I apprehend that when the illuminator, passing on from the decoration of significant or initial letters, took to the making of pictures in this fashion within the folds of them, he was pressing his art too far. He was in danger, as the event showed, of subordinating his Text to himself, or sacrificing the thing signified to the mode of its signification, for in the end the written communication became as it were nothing, or but the framework or apology to support a succession of beautiful pictures, beautiful indeed, but beautiful at the expense of the Text which they had set out to magnify.
And we may in this connection safely moralise and say that when many arts combine, or propose to combine, to the making of one thing, as the process continues, and the several arts develop, each will attempt to assert itself to the destruction of the one thing needful, to the making of which they at first all combined in a common subordination. Thus in our own case, the illuminator destroyed by over relative development the purely written text, and the moral is that every artist, in contributing to the Book Beautiful, must keep himself well in hand and strictly subordinate both his art and ambition to the end in view. He must remember that in such a case his art is a means only and not itself an end.
It is worthy of remark that the Church fought against the idolatry of its Scribes, and sought to curtail the too exuberant beauty of their illuminators, and a similar attempt was made to keep down the idolatry of the Binder. The Church has perhaps lost all pretension even to influence in this respect. But artists should not need the guidance of anything outside themselves as artists. They should, as artists, realise that the world of art is a commonweal, and that the most beautiful art is composite work, higher than the art of each, and that the art of each is contributory, only to be exercised in due subordination to the ideal which is the creation of all.
TYPOGRAPHY
THE PASSAGE from the Written Book to the Printed Book was sudden and complete. Nor is it wonderful that the earliest productions of the printing press are the most beautiful and that the history of its subsequent career is but the history of its decadence. The Printer carried on into Type the tradition of the Calligrapher and of the Calligrapher at its best. As this tradition died out in the distance, the craft of the Printer declined. It is the function of the Calligrapher to revive and restore the craft of the Printer to its original purity of intention and accomplishment. The Printer must at the same time be a Calligrapher, or in touch with him and there must be in association with the Printing Press a Scriptorium where beautiful writing may be practiced and the art of letter-designing kept alive. And there is this further evidence of the dependence of printing upon writing: the great revival in printing which is taking place under our own eyes, is the work of a Printer who before he was a Printer was a Calligrapher and an Illuminator, WILLIAM MORRIS.
The whole duty of Typography, as of Calligraphy, is to communicate to the imagination, without loss by the way, the thought or image intended to be communicated by the Author. And the whole duty of beautiful typography is not to substitute for the beauty or interest of the thing thought and intended to be conveyed by the symbol, a beauty or interest of its own, but, on the one hand, to win access for that communication by the clearness and beauty of the vehicle, and on the other hand, to take advantage of every pause or stage in that communication to interpose some characteristic & restful beauty in its own art.
We thus have a reason for the clearness and beauty of the text as a whole, for the especial beauty of the first or introductory page and of the title, and for the especial beauty of the headings of chapters, capital or initial letters, and so on, and an opening for the illustrator as we shall see by and by.
Further, in the case of Poetry, verse, in my opinion, appeals by its form to the eye, as well as to the ear, and should be placed on the page so that its structure may be taken in at a glance and distinctively appreciated, & anything which interferes with this swiftness of apprehension and appreciation, however beautiful in itself, is in relation to the book as a whole a typographical impertinence.
ILLUSTRATION, the other expressive constituent of the Book Beautiful, is a part of the whole subject matter, in process of symbolical communication, picked out, isolated, and presented pictorially. Besides its relation in the field of imagination to the rest of the subject matter, the thought of the book, it has a relation and a most important relation, in the field of the senses, to the vehicle of communication, the immediate typographical environment, amid which it appears. And here comes in the question, which has sometimes been confused with the question of relationship, the question of the mode in which the pictorial illustration may be produced and transferred to the page, by woodcut, by steel or copper engraving, or by process. But this seems to me to be an entirely subordinate though important question. The main question is the aspect which the illustration shall be made to take in order to fit into and amid a page of Typography. And I submit that its aspect must be essentially formal and of the same texture, so to speak, as the letterpress. It should have a set frame or margin to itself, demarcating it distinctly from the text, and the shape and character of the frame, if decorative, should have relation to the page as well as to the illustrative content; & the illustrative content itself should be formal and kept under so as literally to illustrate, and not to dim by over brilliancy the rest of the subject matter left to be communicated to the imagination by the letterpress alone.
THE BOOK BEAUTIFUL AS A WHOLE
FINALLY, if the Book Beautiful may be beautiful by virtue of its writing or printing or illustration, it may also be beautiful, be even more beautiful, by the union of all to the production of one composite whole, the consummate BOOK BEAUTIFUL. Here the idea to be communicated by the book comes first, as the thing of supreme importance. Then comes in attendance upon it, striving for the love of the idea to be itself beautiful, the written or printed page, the decorated or decorative letters, the pictures, set amid the text, and finally the binding, holding the whole in its strong grip and for very love again itself becoming beautiful because in company with the idea.
This is the supreme Book Beautiful or Ideal Book, a dream, a symbol of the infinitely beautiful in which all things of beauty do ultimately merge.
The Book Beautiful, then, should be conceived of as a whole, and the self-assertion of any Art beyond the limits imposed by the conditions of its service should be looked upon as an Act of Treason. The proper duty of each Art within such limits is to co-operate with all other Arts, similarly employed, in the production of something which is distinctively Not-Itself.
The wholeness, symmetry, harmony, beauty without stress or strain, of the Book Beautiful, would then be one in principle with the wholeness, symmetry, harmony, and beauty without stress or strain, of that WHOLE OF LIFE WHICH IS CONSTITUTED OF OURSELVES & THE WORLD, THAT COMPLEX & MARVELLOUS WHOLE WHICH, AMID THE STRIFE OF COMPETITIVE FORCES, SUPREMELY HOLDS ITS OWN, AND IN THE LANGUAGE OF LIFE WRITES, UPON THE ILLUMINED PAGES OF THE DAYS, THE VOLUMES OF THE CENTURIES, AND THROUGH THE INFINITUDES OF TIME & SPACE MOVES RHYTHMICALLY ONWARD TO THE FULL DEVELOPMENT OF ITS ASTONISHING STORY, THE TRUE ARCHETYPE OF ALL LIFE AND OF ALL BOOKS BEAUTIFUL OR SUBLIME.