dalla tragicommedia ‘alfa romeo & giulietta’ (inedito)

di Gaetano delli Santi

(…)

Si sente bussare alla porta. Una voce baritonale si accende dietro di essa.

voce
Giulietta, abbiamo qui la colazione che hai ordinato. (Giulietta e Frate Lorenzo tacciono. La voce s’alza con un volume più corposo) Giulietta, sappiamo che sei lì. Non puoi sfuggire alla colazione che tu stessa ci hai ordinato. Facci entrare… se vuoi essere servita a dovere.

Silenzio.

prima voce
Sugo torbo e crani stracottati
ecco la colazione che ordinasti…
qui frittelle e là grillettar di lardo
tartufi in balsamella indolcita
con mammella tagliata a dadini
e qua e là
uccelletti cotti
in patonza pasticciata

seconda voce
E spicchi fritti d’aglio in pastella di pangrattato
al tatto frullato suona meglio che mescolato
cazzarola! ecco una cazzaruola inburrata
pien di savoiardi e marmellata
qui siroppo di deficienti
là albicocche impomatate
ognuna sa di patate fritte in cazzate

terza voce
E l’Augusta l’arigusta
te la dò per un pizzico di cervello
assodato col vitello tonnato e sformato di finocchi
budino alla checca con fischietto cionco ciotto ranco e sciancato
eppur fascinoso, formoso, armonioso, delizioso e vezzoso

quarta voce
Giulietta… Giulietta cara… àprici la porta!

tutte le voci insieme
Giulietta, oh Giulietta! non siam venuti qua per servirti ischiatta di verdure sciacquate e risciacquate… né pollastri a cui dolgono i becchi per aver coniato frivole torte di parol montate…

seconda voce
Oh Giulietta! perché non vuoi aprirci questa porta? forse perché siam d’avanzo anche agli avanzi?

Giulietta
Vengo! Vengo! Tanto… questa utilità mortale non mi sazia. Oh… mio Dio! da quando ho dimenticato di morire… mi sento come un’esca che sotterra, non lavora e non dà!

Giulietta apre la porta. Entra in scena un prete che va a sedersi su una poltrona, seguito da Giulietta che s’inginocchia ai piedi del prete come fosse al confessionale.

prete
(rivolgendosi a Frate Lorenzo) Frate Lorenzo… ti dispiace lasciarci soli? Giulietta ha molte cose da confessarmi… e il tempo a disposizione è… poco… Oh! il tempo… il tempo è come quel tizio che risucchiò tutto il suo culo insino al suo cervello…

frate Lorenzo
Vado! sì? vado! ché devo preparar la cena ai miei confratelli. (Mentre si avvia verso la porta, viene di nuovo assalito dalle visioni) Oh, mio Dio! chi è costui? un topo da cui estrarre si potrebbe la nascosta voluttà delle fogne? Oh, Signore! sissignore… che mi dice con la sua víscida vociaccia? (con tono da cabarettista)
Che cosa fa un preservativo con la valigia in mano? Fa il rappresentante del cazzo.
Cosa dice un preservativo davanti all’armadio? “Che cazzo mi metto oggi?”
Cosa fa uno spermatozoo con due valigie in mano? Se ne va fuori dai coglioni.

(uscendo) Cos’hanno udito i miei orecchi? Sono un ossesso! sono un ossesso Mio Dio! Para via malinconia: quel c’ha da essere, convien che sia…

*
prete
E ora figliuola veniamo al dunque…

Giulietta
Al dunque… padre?

prete
Sì! vorrei farti alcune domande… posso?

Giulietta
Tutto quello che vuole padre… di me può fare tutto secondo la sua volontà e quella del Signore!

prete
Figliuola… figliuola cara… non tentarmi… e il Signore teniamolo fuori dalle nostre faccende, si dice che non abbia avuto, nella propria esistenza, nessun rapporto, sia pure platonico, con una donna…

Giulietta
E tu padre… hai mai amato una donna?

prete
Fgliuola… tocca a me fare domande. Attieniti alla prassi!

Giulietta
Quale prassi… padre?

prete
Ehm! lasciamo perdere… figliuola… lasciamo perdere…

Giulietta
Come vuole… padre. Mi faccia dunque tutte le domande che deridera farmi.

prete
Ehm… ecco… sì… sì… ecco: stando con Romeo… a tu per tu… da soli… tu ed egli… t’è mai capitato di superare i limiti imposti dalla santa Chiesa?

Giulietta
Quali limiti… padre?

prete
Avete cioè mai goduto della gratificazione d’esser stati da Dio creati in piena pienezza in qualità di maschio e femmina?

Giulietta
Non capisco, padre.

prete
Insomma… vi siete conformati alle regole del programma di Dio e della santa Chiesa… o le avete trasgredite?

Giulietta
Padre… davvero non comprendo la sua domanda…

prete
Figliuola cara… scommetto che per te è più facile superare un esame di matematica che rispondere alla mia domanda.

Giulietta
Padre… potrei rispondere se riuscissi ad afferrare il senso della sua domanda… E poi… mi creda… non conosco nessun programma di Dio… è forse stato da Egli affisso da qualche parte?

prete
Figliuola… non essere spiritosa… e non nominare il nome di Dio invano…

Giulietta
E allora… padre… faccia uno sforzo per venirmi incontro… provi a formulare la domanda con altre parole… magari più dirette… più esplicite…

prete
Ebbene, questo si può fare. Dunque… vediamo… ecco… forse ci siamo: tu e Romeo avete mai osato sfidare l’autorità della Chiesa contravvenendo alle sue leggi dettate da Dio? siete mai riusciti a capire che senso potesse avere il fatto di essere entrambi… sì uomini… ma di sesso differente? avete mai coltivato l’innaturale curiosità sessuale? avete mai sbirciato dentro ai vostri malsani desideri per sapere in che maniera venire a contatto coi vostri corpi… affinché questi imparassero a sufficienza a rispondere alle necessità dei loro scellerati istinti? avete… insomma… dato libero corso ai barbarici impulsi del pipino e della pipina?

Giulietta
Che signica padre… pipino e pipina? Mi par di sentire quel scioglilingua che fa:
tu che attacchi i tacchi
attaccami i tacchi a me
io attaccarti i tacchi a te
che attacchi i tacchi
attaccateli te i tuoi tacchi…

prete
Padroneggiare il senso delle parole… per te neanche a parlarne!

Giulietta
Padre… così dicendo mi offende…

prete
Figliuola… non desidero offenderti… ma… devi ammettere… bèh, lasciamo perdere! Capire la mia domanda, significa capire quanto sia terribile incoraggiare a fare i vostri corpi tutto ciò che essi sono in grado di fare. Essere un pipino istituito dagli istinti vuol dire essere in grado di istruire la pipina. La tua pipina è dunque stata istruita?

Giulietta
E dài con la pipina e col pipino! Lei parla così, padre, perché se la prende per ciò che Cristo e tutti i santi le hanno fatto quando eravate bambino? Lei si sente oggi un uomo… solo perché sa pisciare in piedi?

prete
Figliuola… ora sei tu ad offendermi! Padroneggiare i propri umori è cosa buona e santa da farsi… ma tu… mio Dio! parli come parlerebbe una risata che avesse genuinamente riso in faccia a se stessa.

Giulietta
E con ciò? anche se fosse così… non è forse bene possedere uno spiccato senso dell’umorismo? La mia religione so che contempla fra le sue regole la possibilità di considerare divertente la vita a tal punto che una risata potrebbe valere come una bella giornata illuminata da un sole che ti sorride da un cielo non più imbronciato e rannuvolato…

prete
Figliuola… non dire difformità!

Giulietta
Cosaaaaa? io avrei detto delle difformità? e quali sono queste difformità? il fatto di non sapere che cosa sia il pipino e la pipina? o il fatto di essere convinta che ridere o far ridere… alle volte sarebbe un buon modo di uscire da uno stato ossequiente nei riguardi di una sciàpida acquasanta?

prete
Figliuola… calmati… non dire così!

Giulietta
Allora… la faccia finita con gli eufemismi… cos’è il pipino e la pipina? E non impugni… la prego… con la lingua… filastrocche… del tipo…

sul campanile della cirimbacola
c’erano su cinquecento ciribacolini
sono andati là cinquecento ciribacolà
hanno mandato via i cinquecento ciribacolini…

ché altrimenti sarei costretta a chiederle -come se non bastasse- che cos’è la cirimbacola e cosa sono i ciribacolini… e ci ritroveremmo al punto di partenza…

prete
Stai iniziando a diventare impertinente… eccoti comunque la domanda senza ciribìn e ciribiribì… per dirla con le tue stesse parole: Romeo… toccandoti… è mai giunto a quel grado di eccitazione che solo un animo libertino e proclive a oscenità può facilissimamente arrivare… tanto da… al culmine della combustione… eiaculare all’orifizio della tua vagina… senza l’opportuna penetrazione?

Giulietta
Oh… padre! vuole una risposta? eccola… can da pollaio abbaia e sta discosto… Sì, proprio così… carezze, strusciamenti e leziosi vezzi… sì, ma mai che si sia spinto oltre… mi capisce? La mia vagina è sempre rimasta invalicata. Ohibò! cosa le sto dicendo? cosa mi fa dire? m’ha spinto a parlare come una pollastra acchiocciata sul proprio bocchin boccone… la sua domanda denota spudoratezza e scurrilità… la sua…

prete
Vorresti sottintendere che le sue eiaculazioni di seme virile… avvengono solo da polluzioni solitarie?

Giulietta
Oh… padre! quanta impudicizia e sboccataggine in queste sue svergognate insinuazioni… la smetta… o…

prete
Mai eiaculazione del suo seme virile… ha approdato all’ostio della tua vagina?

Giulietta
Ho capito… lei vuole, con queste sue domande indecenti, denigrare spudoratamente il mio orgoglio femminile. Mi vuole provocare? Risponda… mi vuole provocare?

prete
Quindi è sempre stato impotente a penetrare il tuo vaso? e lo spandimento di seme… all’ostio della tua vagina… non è mai avvenuto come Dio comanda?

Giulietta
Basta… padre! basta! la faccia finita… altrimenti le brucio le cervella…

prete
E allora… le vostre pratiche sessuali come avvenivano?

Giulietta
Basta! basta! non ne posso più… vuole che la riduca in polvere? vuole…

prete
Mai un orgasmo a mano o clitorideo? mai neppure una penetrazione posteriore?

Giulietta
Scintille fosforeggianti di sconce passioni… non ne ho mai avute! ha capito? mai avute…

prete
Nel masturbare Romeo, hai mai avuto tosse dovuta a inalazioni di gas?

Giulietta
Questo mi è andato nel fosso…

prete
A inalazioni di fumo?

Giulietta
Questo qui l’ha tirato su…

prete
Tosse soffocante?

Giulietta
Questo qui l’ha fatto asciugare…

prete
Tosse convulsoide?

Giulietta
Questo qui ha fatto il pancotto…

prete
Tosse cianotizzante?

Giulietta
E quel birichino che c’è lì l’ha mangiata…

prete
Il suo sperma si presentava verdastro… striato di filetti sanguigni?

Giulietta
Basta! padre… basta!

prete
Aveva un aspetto calcificato? era capace di simulare un frèmito sistolico? rivelava turbe genitali?

Giulietta
Basta! basta! non ne posso più…

prete
Avvertiva dolori trafittivi… a colpo di chiodo?

Giulietta
Basta!

prete
E la sua verga… ha mai accusato vomiti e cefalee persistenti con sindrome di compressione cranica?

Giulietta
Ora… basta… la pazienza ha un limite…

Al culmine del parossismo, Giulietta estrae una pistola dalla tasca e… spara a bruciapelo. Il prete stramazza a terra senza neppure un lamento. Giulietta si guarda intorno disorientata. Poi si rimbocca le maniche: tira fuori dalla sua borsetta un coltelaccio seghettato… e si dà a vivisezionare il cadavere, gettandolo a pezzi in un gran pentolone.

giulietta
(estrae la lingua e la getta nel pentolone)
Qua si va per la bocca dei cadaveri
qua si va per vili tronconi liquefatti
e quel che uno dice
non sempre lo dice
con quel che vorrebbe dire…

(tronca di netto il naso e lo getta nel pentolone)
Uno starnuto gonfio d’escrescenze
combatte i muri
il masticato naso ergendo…
come estirpare feccia e malori
dal tristo cammino della vita?

(estirpa il cuore e, con tono profetico)
Ti squasso strappucchiato da questo corpo che ho sbrendolato per spiantarlo dai suoi astuti diverticoli, dai suoi sotterfugi e dalle sue malizie.
(alzando il cuore con tutte e due le mani come fa un prete con un’ostia sollevata al di sopra di un altare)
Oh, cuore! le tue chimere e le tue speranze, i tuoi sensi imbestiati e scorbacchiati, i tuoi sentimenti ingannati dai sensi e mistificati, su cui la tua vita, illuminata a giorno, tentò di emergere dall’ombre infamanti dei suoi pacchi di trappole, dai suoi cartocci d’impostura, e dai suoi involti d’ipocrisia, il sangue mummificato dei tuoi sogni… tutto questo… io lo disfo… lo annichilisco…
(col cuore innalzato, si volta da destra verso sinistra e da sinistra verso destra… quasi a impartire un segno di benedizione)
E ora… cuore… arresterai la sfacciataggine delle tue passioni, il fervore caramellato dei tuoi amori? Oh, cuore! non sei che un muggito della terra che erra tra gli affanni del fondo…
(bacia il cuore tre volte)
E ora che non sei più quel che eri… come farai a dirci quel che sei stato? Possano i miraggi, da te vissuti, sprofondare… nell’insussistenza da cui i tuoi occhi presero feticci e arredi di vacuità. Non più fantasticheríe, non più propositi, non più mondi da perscrutare, non più contemplare… addottrinarsi, non più illusioni di cui estasiarsi, non più nulla di cui invaghirsi.
(pausa)
Oh, cuore… ora che il tuo sangue è fermo, raccontaci distesamente l’infamia dei morti e dei risorti martoriati dai tuoi cibi, svegliati dalle màcine dei tuoi bugiardi!
(guarda il cuore ridendogli in faccia. Poi lo getta nel pentolone. E méscola e rimescola la brodàglia contenuta nel pentolone… cantilenando)

Lulà lillà del prete che cincibiricciaccolava a pezzi
lulà lillà chi l’ha fatto a tocchi e tozzi?
lulà lillà l’è stata Giulietta
lulà lillà perché?
lulà lillà perché era sordo da un orecchio
e sordo anche da una chiappa
lulà lillà che ci vuol far con questi boccon da prete?
lulà lillà li vuol dar da mangiar a una bella monachella…

*
Entrano in scena tre streghe.