
… cambiare faccia alla letteratura. Così succede con le avanguardie del Novecento; ma anche là dove il conflitto è più sfrangiato, dove non si possono rinvenire gruppi veri e propri, dove magari la linea divisoria passa nell’opera di uno stesso autore (perché no?) tuttavia è sempre possibile interrogarsi piuttosto che sul valore assoluto della qualità, sul valore relativo e contingente della tendenza (o delle tendenze) in cui il testo che esaminiamo rimane implicato e che esprime, per quanto ciò possa avvenire in modo contraddittorio. Tutto questo sembra oggi molto distante, come un messaggio proveniente da una lontana galassia. Ma forse non è così alieno come sembra: forse i motivi dell’alternativa sono passati sottopelle, sopiti ma non del tutto spenti, come pulsioni rimosse.
…
Spazi stretti, strettissimi, per l’alternativa. E però ciò non toglie, anzi a maggior ragione, che sia impossibile fissarne una e una sola linea: l’alternativa ipotetica, quella possiamo a stento pensare, resta rigorosamente polimorfa. E possiamo provare ad articolarla solo attorno a una serie plurale di nozioni, in ordine alfabetico, come già dicevo, al modo di un piccolo dizionario.
L’alternativa, nelle sue diverse sfaccettature e linee di tendenza è esplicitamente libertaria, animata da una pulsione anarchica. Ha quindi un legame con l’utopia, da un lato, mentre dall’altro rifiuta l’esistente come costrittivo e impoverito, ne vede senza mezzi termini il male. Tuttavia, proprio per questo, deve mettere in questione i parametri stabiliti nella cultura dominante, dove quel male è visto come l’unico bene possibile.