il teatro canzone di fo, gaber, jannacci // paolo jachia

L’ntervista muove dalla considerazione e dal fatto che non è stato studiato in modo organico e complessivo (inutile persino il Nobel) uno dei fenomeni culturali più alti in Italia dal dopoguerra ad oggi, ovvero il Teatro Canzone o, come dice e teorizza Dario Fo, il loro spettacolo con canzoni.

Paolo Jachia, Professore a contratto confermato di “Semiotica” e “Semiotica delle arti” presso Università di Pavia e di “Forme della canzone d’autore” (semiotica delle arti) Università di Genova & DAMS di Imperia, si propone di colmare tale vuoto.

“Parliamo sempre di teatro ma mi piacerebbe piuttosto parlare di spettacolo… oggi il vero grande fenomeno in Italia è quello dei cantanti che fanno spettacolo con canzoni… ma loro non si limitano a cantare, sono fabulatori, raccontano, discutono con il pubblico, fanno gag, distruggono completamente la canzone… cominciano a cantare e s’interrompono… è il fenomeno più importante e i critici non lo hanno ancora scoperto… Arrivano sempre tardi… ci metteranno del tempo ma ci arriveranno”
(Dario Fo 1992, p. 350).

Il volume in preparazione di Jachia è suddiviso in tre parti.
La prima presenta le radici del Teatro Canzone, in un arco che va dagli chansonniers francesi e dall’Opera da tre soldi di Brecht-Weil a Ci ragiono e canto e Mistero Buffo di Dario Fo, cercando di collocare così il Teatro Canzone in quello che è il suo più diretto sostrato artistico e culturale, sostanzialmente le avanguardie storiche europee e le neoavanguardie post-belliche italiane (fondamentale in questo senso il volume la forza generativa del barocco, di Gaetano delli Santi, D’Ambrosio editore, 2006).

La seconda analizza la poetica artistica e musicale di Fo & Jannacci tra il 1950 e il 2010, mentre la terza approfondisce la nascita e lo sviluppo del Teatro Canzone di Gaber dal 1970 alla morte del grande cantattore.

Le tre parti dunque affrontano lo stesso fenomeno -il Teatro Canzone di Fo & Jannacci e quello di Gaber, sempre tutti e tre autentici amici e talvolta anche stretti collaboratori- utilizzando però strumenti d’analisi differenti: così mentre la prima parte privilegia un metodo diacronico e d’approfondimento storico, la seconda e terza parte hanno invece un approccio più specifico e sincronico.
Da qui l’approfondimento a spirale e un effetto tormentone, ma Ruzante e la Commedia dell’Arte sono nel nostro DNA, dunque tanto in quello del Teatro Canzone quanto in quello di un’Italia oggi solo sognata e avvenire.

“L’Italia oggi è un paese di furbi e di fascisti”
(Enzo Jannacci alla presentazione del suo disco spettacolo del 2001 sul Secolo XIX, Corriere della Sera, etc.)

“Io non mi sento italiano… ma per fortuna o purtroppo lo sono!”
(Giorgio Gaber nel suo ultimo disco spettacolo uscito postumo).