georges gurdjieff vs. franco battiato

 
Per Gurdjieff nell’uomo esistono dei centri, o menti, che guidano la sua vita: centro affettivo, motorio, istintivo e sessuale.
  • La mente intellettuale presiede alla costruzione di teorie e al confronto delle cose tra loro.
  • La mente affettiva è legata ai sentimenti ma non alle idee.
  • La mente motoria è quella che controlla i movimenti.
  • La mente istintiva è quella che regola le funzioni fisiologiche del corpo.
  • La quinta mente è quella sessuale.
A seconda del grado di attività dei centri si segue l’imitazione (pensiero e sentimento, movimento e reazioni secondo modalità collettive), l’emozione (ciò che si ama e ciò che si sente, in opposizione a ciò che si pensa; il rischio è un’orrida forma di voluttà in paura e sofferenza), la ragione (pensiero logico, senso letterale).
I tre diversi tipi di uomini sono però allo stesso modo schiavi del meccanismo psicologico e privi di volontà, prede di interferenze ed errori tra le modalità relative alle situazioni, di discordanze e mancanza di un direttore d’orchestra cioè la volontà.

«L’uomo è una macchina che reagisce ciecamente alle forze esterne, esso perciò è privo di volontà ed esercita un controllo minimo o nullo su di sé. Ciò che dobbiamo studiare non è psicologia – giacché questa è adatta soltanto per l’uomo sviluppato, – ma meccanica». (cfr. Walker 1976, p. 15)

I «parassiti senza dignità» (E ti vengo a cercare, 1988) che spingono l’uomo «ad essere migliore, con più volontà», gli fanno evitare di non avere volontà e di essere governato dalla Personalità, frutto dei fattori provenienti dall’esterno, piuttosto che dall’Essenza, la parte più genuina dell’uomo (cfr. Walker 1976, p. 64).
Sebbene si possano «sperimentare lampi» del livello di coscienza superiore rispetto a quello in cui ci si trova, serve un «prolungato lavoro su se stessi e una severa lotta interna» per raggiungere questi livelli superiori volontariamente. L’idea dell’uomo che è addormentato, tra l’altro, si trova anche nei Vangeli, «dove parole come ‘desto’, ‘veglia’ e ‘sonno’ venivano ripetutamente usate da Cristo» (cfr. Walker 1976, p. 28).
Per entrare in unità con il regno dello spirito bisogna lasciare l’egoismo dello spazio e del tempo, che Jalal’-uddin ha chiamato l’«oscuro despota». Walker ricorda poi San Tommaso (Summa Teologica, I, 63, 3): «Nessuna creatura può raggiungere un grado superiore di natura senza cessar d’esistere». Va sacrificata l’esistenza del sé quotidiano (cfr. Walker 1976, p. 35).
Richard Gregg (Self Transcendence, 1956) scrive che nella conoscenza diretta e immediata è un reciproco assorbimento di soggetto e oggetto, e un rapimento, una gioia profonda e persistente, e questo è un conoscere dall’interno, una conoscenza unitaria è molto più completa e profonda del conoscere esteriore, che divide soggetto e oggetto, prima e dopo ecc… (cfr. Walker 1976, p. 36)