
Vi sveliamo i punti di contatto tra Franco Battiato e il discorso del Dalai Lama. Questa volta partiamo dal cantautore…
Nella canzone Niente è come sembra (2007) troviamo i versi:
niente è come sembra / niente è come appare perché niente è reale
Nel testo I tre aspetti principali del sentiero, composto da Lama Tzong Khapa, si recita
fin quando le due comprensioni, quella delle apparenze, ossia l'inevitabilità dell’interdipendenza, e quella della vacuità, che separa dalla convinzione (ndr. di vera esistenza), appaiono disgiunte, non vi è ancora la realizzazione del pensiero di Buddha.
Quindi Battiato è perfettamente cosciente della relazione delle due comprensioni.
«Niente è come appare» è l’apparenza, l’interdipendenza, l’effetto della vacuità, del «niente è reale», cioè della non esistenza.
In conseguenza di ciò, si apre un’ulteriore interpretazione, rispetto ai testi della tradizione cattolica («vanitas vanitatum»), sulla curvatura buddhistica, del celebre sintagma «tutto è vacuità» della canzone di Battiato Io chi sono, cioè la spiegazione della interdipendenza di tutti i fenomeni, che non hanno una realtà intrinseca, e della conseguente vacuità, la liberazione dall’ignoranza dell’aggrapparsi al sé e da tutte le emozioni distruttive, il raggiungimento della Illuminazione.
«È tempo di lasciare questo ciclo di vite»! (L’ombra della luce, 1991)
I due estremi, luce e spazio, si uniscono in una cosa sola, indivisibili. Bisogna liberarsi dalle visioni estremiste, e questo obiettivo si raggiunge attraverso la comprensione del rapporto causa/effetto della vacuità.
Non a caso, sia Io chi sono che Niente è come sembra fanno parte dell’album intitolato Il vuoto…
In Decline and fall of the Roman Empire, forse, si può parlare semplicemente del «vanitas vanitatum» quando si dice «tutto è vanità», ma l’«abbi pietà» oltre che citazione dalle Upanishad rimanda sicuramente alla compassione.