grande festa/lezione deviante con aperitivo

giovedì 4 giugno 2009 ore 19
presso la libreria puerto de libros, via pollaiuolo 5, milano
si è tenuta l’ultima ultima lezione sulle scritture devianti:

la casa e la strada per una strana teoria estetica

l’ultima lezione è stata soprattutto una festa.
festa che abbiamo dedicato a chi ha seguito con passione le nostre 14 lezioni devianti, a chi ha popolato la libreria ‘puerto de libros’, diventata, al momento dell’aperitivo, miracolosamente, una piazza, un luogo d’incontro.

divertendoci, durante questi 14 incontri, abbiamo affrontato il grande impegno di accogliere più di 300 persone, molte delle quali sono diventate ospiti costanti. sono loro che ci hanno regalato la vera lezione. ci hanno infatti aiutato a verificare ciò di cui siamo profondamente convinti. e che rappresenta secondo noi il grande inghippo di oggi.

e cioè che il pensiero stupido sia ‘realistico’
e che il pensiero intelligente sia ‘utopico’.
che poi, tradotto nel quotidiano, vuol dire che alla cultura alta non ci si può credere, perché tanto poi, per vivere, bisogna essere furbi.

con la scusa di raccontarvi di chi è uscito dal seminato e ha inventato percorsi nuovi nella letteratura e le arti (gli autori che abbiamo definito ‘devianti’), in realtà abbiamo visto come l’essere intelligenti voglia dire essere semplicemente autonomi per elaborare pensieri propri.

caspita, non esiste nulla di più ‘realistico’ e pratico.

per essere autonomi ‘basta’ avere strumenti di analisi per poter criticare la realtà quotidiana, senza vittimismi, senza frustrazioni, senza l’idiota pretesa di essere ‘immacolati’. siamo qui, ora, e quindi siamo collusi.

essere critici vuol dire non fermarsi nemmeno un istante al fatto che ‘le cose sono così perché è così che va il mondo’.
pensiero che non è per niente ‘realistico’. solo stupido.

tutto questo per dire che persino un aperitivo può cambiare la vita.
almeno così è stato per noi.

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strappa da te la vanità
sei un cane bastonato sotto la grandine,
una pica rigonfia in uno spasimo di sole,
metà nero metà bianco
né distingui un’ala da una coda
(…)
strappa da te la vanità,
ti dico strappala.
ma avere fatto in luogo di non avere fatto
questa non è vanità.
(…)
semmai l’errore è in ciò che non si è fatto, nella diffidenza che fece esitare.

da Ezra Pound, Pisan Cantos (Canto 81)
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