teatro: ‘i la galigo’

Attratti dalla regia di Robert Wilson abbiamo prenotato lo spettacolo all’Arcimboldi.
Peccato, è stata una grande delusione sotto diversi aspetti.
La storia di fondo si rifà alla consumatissima relazione tra due semidei, a cui viene impedito l’incesto: pena il crollo sistematico della nazione.
Tradimenti, gelosie, guerre immotivate, battaglie scatenate dall’ira fanciullesca del principe, ripicche. I soliti argomenti di una bassa commedia intrisa di stomacanti valori come la ricchezza, il lusso, lo sfarzo, l’opulenza, il destino e il potere.

Non se ne può più di atmosfere lussureggianti e festaiole. Si ha l’illusione guardando questo spettacolo (ma non è il solo) che il mondo splenda, che le persone si vogliono bene, che c’è un’arcadia restaurata ad attenderci fuori dal teatro.

Invece no, esco e trovo persone più feroci di tigri e più affamate di squali.
Perchè lo spettacolo non risponde alle chiamate del mondo?
Ispirato a un poema epico dell’Indonesia, doveva almeno esporsi alla cultura orientale abbracciando i grandi valori del Tao.
No.
Di orientale c’erano i costumi, i trucchi, e la coraggiosa (soporifera) lentezza delle scene. Per il resto è stato uno spettacolo occidentale sin nel DNA.
Dal momento che si propone come un incontro culturale sarebbe stato bello esporci a una cultura diversa, che arricchisca la nostra visione del mondo, che ci faccia riflettere tornando a casa, senza rinunciare alla bellezza e alla professionalità di uno spettaccolo grandioso.

luca pischedda