Ki parla? Ki askolta?
Poema pesce
di Mario Lunetta
(inedito)
E tuttavia sedevamo ancora dietro la porta in rovina
deliberando i destini del mondo.
BERTOLT BRECHT
L’artista non è qualcuno che trascrive il mondo,
quanto piuttosto il suo rivale.
ANDRE MALRAUX
La liberazione dei morti avviene al rallentatore.
HEINER MULLER
1
Ki mi parla? Ki mi paràbola, parabellum paradossale, ki mi parla all’orecchio,
all’erta, orakolare, allora, allegro, allegoriko alibi maldestro, ki, ki,
ki mi sussurra, susssss, ki mi grida, ki urla, ur, ur, Ur dei Caldei, hurrà! là in kuelle
lingue antikissime perdute, ikiiissime, eeerdute, kon èki kissà kome
pieni di frenesia, di freee, free klimber, di freeesko vento kolossale
fra le kolonne, i rokki, i rock’n roll, rollando, rokkettando,
nel pa, nel papillon, nel padiglione, nel kondotto, mentre porgea gli orekkial suon della tua voce?
Ki mi griiida, ki urla, ki sussurra? Mi susssss? Mi sugge, mi suggella?
ki tace, invece? & kome? & in base a kuali disposizioni, a kuali
reeegolamenti, dérèglements, regàglie, regalìe? In base
a kuali ordinanze del maxiracket, akkà, stasera o stamattina, akkà nisciuno,
stabat, stamme, sotto nu ciele ke vommita eskrementi, ke vooomita, reggae
giamaikano, già? & ness, nessuno se ne akkorge, se ne akkkkk
(o finge di)? – kontinuando a ko, kontinuando a kooovare nel kovile
le sue proprie amarezze e amaritùdini, arezze, itùdini agrodolci, askoltando
più niente ke non sia kuesto ru, kuesto ruuum, kuesto ruuumore
profondo di rovina, kaduta, precipizio delle ko, delle kose, dello spirito
– spiritosamente?
La burokratizzazione dell’ass, dell’assassinio: kuesto
sì ke è, peut-etre, un problemino non da poco: pur se
non da moltissimo, per vero – magari da moooltiplikare
in silenzio, mentre mi kie, mi kiedo ki mi grida, ki urla, ki
mi susss, susssss, sussurra nel timpano, sursum korda, nella tu, nella tuba
di Eustakio, mi kie, kiedo, ki, insomma ki è, ki è staaato, ki sarà
domani, ke è sempre un altro giorno, komme on dit, nulla di nuovo, nulla,
nihil subsole novi, nel mutamento delle forme, delle formule,del ka, del kaaapitalismo: della sostanza sua sempiterna, se non va,
se non vado errato (ma lo potrei, lo ammetto, hamm, dash:
in kuesto Grande Sonno).
Assumere l’indispensabilità, ta, ta, ta, ta, ta, & in parallelo
la necessità inderogabile inkommerciabile inkontestabile indubitabile
indomabile (& pratikabile palpabile respirabile instankabile immutabile
socializzabile spiegabile insurrogabile) – & dimostrabile kontra,
della politika: opposizione kategorica al libe, al liber, al libeeerismo
(ke è lirismo specializzato in allestimenti sempre ult, ultrà, sempre ulteriori
di sistemi karcerari, guerre senza konfini di spaaazio & tempo,
amori militari sotto il disgusto della lu, il disgusto
della luna)…
Extra, in esergo estrapoliamo gli effetti katastrofici, katarifrangenti,
magari kàtari, katarì (anke in kueste misere strofe, si vous voulez)
& mettiamoci all’askolto, sia pure senza, senza aver decifrato
la voce, le voci (& il senso) di ki ci parla, ci sussurra, susssss, sussi & biribissi,
ci allaga di sangue i kondotti auri, aurikolari, le meeeningi:
& non ci dice il suo nome.
2
ki askolta nelle te, nelle tenebre del senso, della Sensucht, ki
si naskonde sotto kave di granito, dentro le nu, le nuages
ke sono kavalli, sono kave appunto, kome già detto,
o kaveaux, nel cielo o nell’inferno del business universale, dove il verso
non ha korso, & la per, la pertinace peeerversione
della specie s’impingua & si skatena? Ki, kuando, dove
mai sempre insiste nella sua opera pia
innocentemente kriminale, pragmatismo selvaggio, idealismo
retoriko, oro nero oro bianko, petrolio, akqua, aria
ke se la respiri muori, ki kome kuando & perké poi
– ki è pa’, patron, patriota, padrone nella partita di kuesta passatella globale
senza principio e senza fine?
Oh lo sviluppo integrato, lo sviluppo sostenibile, soste,
viluppo, atti, attività prometeika & multiforme
ora ke la na, la natura ride di sé per non piangere, nell’oskuro
intestino del senso del nonsenso
mentre trema la terra, vogliamo forse fa, forse fare
un’inkiesta riiigooorooosa su, per esempio, les Nouveaux Maitres du monde, per dirla con l’illustre prof.il kui nome si può leggere, si può, su… su…su…, ma dove? dove mai?
prima ke tuuutto sia divorato dall’incendio
ke si vede avanzare dalla fo, dalla for, dalla foresta:
ke si vide avanzare – ke si vide, quando già – vekkia fissazione
dell’impero – Woodrow Wilson buonanima aveva diffuso lo slogan
“Rendere il mondo più democratiko”?
Ma ora finalmente, ora, ke kue, ke kuesti tempi benedetti
da God & da Godot (dal dog di God& di Godot) hanno portato
libertà & benessere su kua, su kuasi tutta la terra, è giusto
konoscere grazie a kuale motore sia avvenuto
il mirakolo: & il motore, il General Motor, è kuesto, & è kuì,
& ci ama ci sokkorre ci governa con ange, con angelika
sollecitudine. Banka Mondiale è il suo nomignolo
in kod, in kodice: ma in realtà il suo nome di battesimo
è World Bank Group, ke impiega poko più
di 10.000 funzionari, ed è pro, probabilmente, fra tutte
le organizations interstatali, kuella ke fornisce
all’opi, all’opinione pubblika le informazioni più komplete
sulle proprie stra, sulle proprie strategie, stragi, progetti
& activities – un flux and fluxus kuasi ininterrotto
di stati, di statistike, di opuskoli espliklativi & di analisi
teo, teorike: & tutto, per grazia di Dio, si di, si diparte graziosamente
dalla sua fortezza in vetro & cemento, al 1818
di Northwest Street a Washington, sorry.
Poi c’è la psike, c’è la psi, kuesta mia psike
ke non è più mia, non è più di nessuno, labile
più di un gas, più suppliziata di un supplì.
Sarebbe bene, diko, rivestirla di un giubbotto
antiproiettile antiruggine antiuomo anti-igieniko
antiallergiko antikongelante antikonformista
(da animista blasé), nella speranza disperata
di un kam, di un kambiamento non di status
ma di specie: diventando, per via di metamorfosi
zoologika & metallika, prima un kammello
attraverso la kru, la kruska di un ago, poi
un karrarmato, me voilà! – per vincere magari
kuesta guerra infinita, kuesta infinita batrakomiomakìa Gordonflash,
kuesta gran fiera di bistekke al sangue, sciakkuandomi
le mani con un tòkko di sapone marsiglia, fiskiettando
la Mars, la Mars, La Marseillaise,enfin:
mentre lo spe, lo spek, lo spekkio va in frantumi,
& la mia faccia ride, immortale kome kuella
di Buster Keaton, please.
1 aprile 2004
Verbigrazia
REMOTO
si avventurò, s’inalberò, sgambò, arrembò, si conservò (un po’)
laggiù, si conturbò, si disturbò, cacò, si placò, tornò,ingoiò, si ammaccò, almanaccò, si masturbò, rubò, titubò (ohibò)
laggiù, si ubriacò, si stomacò, pisciò, tornò, attaccò,
bivaccò, rimbeccò, leccò, peccò, ammiccò, traboccò, toccò (hallo!)
laggiù, cuccò, s’imbacuccò, tornò, si truccò, ammarò, sognò,imprecò, deprecò, sprecò, succhiò, spolpò, spiaccicò, volò (rococò)
laggiù, luccicò, biascicò, abdicò, tornò, trafficò, litigò,campò, si degradò, guardò, si appiedò, gracidò, trucidò (perciò)
laggiù, domandò, cantò, si emendò, tornò, tardò, azzardòsi vantò, s’avventò, sudò, si denudò, si beò, deviò, ideò (a gogo)
laggiù, creò, roteò, telegrafò, s’indaffarò, tornò, saltò,sniffò, sbuffò, bluffò, truffò, arruffò, s’ingrifò, chiavò:
da molti decenni nessuno ha più notizie di lui, o di lei
FUTURO
svanirà, correrà, si venderà, si vendicherà, piangerà (chissà)
quaggiù, vivrà, vedrà, volerà, racconterà, scoperà, partirà,pronuncerà, dimenticherà, si strazierà, mendicherà, sarà (alalà)
quaggiù, si vanterà, divagherà, partirà, si illuderà, penserà,si sbatterà, udrà, mangerà, vomiterà, scriverà, si perderà (mah)
quaggiù, barerà, scoppierà, scapperà, si vanterà, partirà,bestemmierà, svaligerà, cadrà, rutterà, si spidocchierà (babà)
quaggiù, disegnerà, scolpirà, mentirà, partirà, immaginerà,s’intenerirà, pagherà, rinascerà, creperà, sonnecchierà (aldilà)
quaggiù, aspetterà, disprezzerà, partirà, svanirà, fumerà,scruterà, scassinerà, rifiuterà, punirà, urlerà, elencherà (cha cha cha)
quaggiù, diserterà, edificherà, dichiarerà, partirà, sparerà,si vizierà, vizierà, tribolerà, divorerà, s’incazzerà, saprà:
vano da parte vostra sperare di rivederlo, o di rivederla
IMPERFETTO
Cresceva, ululava, benediceva, odiava, perdonava, graffiava (lava)
infine, si avventurava, si avventava, perché, si stralunava,fornicava, blaterava, si strafogava, amalgamava, zittiva, origliava (ava)
infine, era, agiva, allibiva, abortiva, cambiava, perché, predicava,eccedeva, pedicava, uccideva, affogava, si allenava, correva (ottava)
infine, salvava, smerdava, inanellava, perché, accondiscendeva,depravava, insultava, ambiva, falliva, arrancava, saliva (IVA)
infine, scendeva, barriva, picchiava, ostentava, perché, nuotava,decifrava, traduceva, trillava, sfotteva, caricava, assaltava (fava)
infine, deponeva, squittiva, perché, avvitava, grippava, segava,friggeva, si intristiva, si spanciava, si suicidava, perché, sedeva (Eva)
dispariva, violentava, mordeva, godeva, decadeva, compiaceva,
elideva, strepitava, mormorava, cigolava, taceva, si spegneva:
tutto ciò che è imperfetto aspira naturalmente all’imperfezione
CONDIZIONALE
mingerebbe, mangerebbe, si inoltrerebbe, calcolerebbe, avrebbe (giulebbe)
dove, concorderebbe, barcollerebbe, sparirebbe, arringherebbe,azzannerebbe, azzarderebbe, si appagherebbe, decapiterebbe (direbbe)
dove, emulerebbe, disdegnerebbe, sparirebbe, eliminerebbe,disapproverebbe, incendierebbe, decapiterebbe, ipnotizzerebbe (spierebbe)
dove, inzupperebbe, racconterebbe, inorridirebbe, sparirebbe,si incanterebbe, affascinerebbe, organizzerebbe, disorganizzerebbe (gripperebbe)
dove, oserebbe, miscelerebbe, rimirerebbe, sparirebbe, pregherebbe,somiglierebbe, rotolerebbe, risveglierebbe, sbaglierebbe (fraintenderebbe)
dove, scialerebbe, sbugiarderebbe, sparirebbe, s’inabisserebbe,rinuncerebbe, incontrerebbe, frazionerebbe, centellinerebbe (saprebbe?)
dove, si abituerebbe, indottrinerebbe, vorrebbe, sparirebbe,curerebbe, armerebbe, rivoluzionerebbe, taglierebbe, rivivrebbe:
ogni speranza su di lui, o su di lei, preferisce il congiuntivo
PROSSIMO
Ha finito, ha sparecchiato, ha pianto, ha staccato, ha voluto (se n’è gghiuto)
quando, ha saltato, ha detto, ha insistito, ha sommato, ha visto,ha creduto, si è astratto, si è contratto, ha suonato, ha morso (orso)
quando, ha cooperato, ha concionato, ha ceduto, ha insistito,ha deliberato, ha contato, ha mietuto, ha coglionato, ha riso (biso)
quando, si è rallegrato, ha ciurlato, ha insistito, ha bevuto, ha amato,ha disfatto, ha gridato, ha conciliato, ha cancellato, ha spiegato (ingrato)
quando, ha collaudato, ha cercato, ha insistito, ha ingannato,ha svenduto, s’è venduto, ha caracollato, ha cannoneggiato (accorato)
quando, ha emulsionato, ha cotto, ha insistito, ha disattivato, ha visto,ha digitato, ha bevuto, ha affrontato, ha rubato, ha depistato (multistrato)
quando, ha depennato, si è distratto, ha lavato, ha obliterato, ha insistito,ha imburrato, ha ingravidato, ha oscurato, ha negato, ha intrigato, ha taciuto:
conserviamo la memoria di tutto in conserva, come marmellata scaduta
1997
Tonton-macoute
& tutto è futile, tutto è smagliato, abietto, tonton-macoute,
tutto si muove ma sta fermo, immobile, tutto è statua
& vilissima consuetudo, tutto si scioglie in nulla, tutto
è guardingo, tutto è anfetaminico, tutto è claque-merde
sincopata & bestiale, bestemmia, best seller della fava testarda,
tutto è meno di tutto & (assai di rado) un po’ di più, tutto
è gerbe senza sugo, tutto tace, tutto si tace contro il muro
della menzogna, tutto è marie-salope, tutto è comico, giallo,
onanista, avvocatesco, roba da liberti, in compravendita, olé,
tutto è avido, carnivoro, gonfio di sangue, tutto è poisson,
tutto è artritico, tutto è astrologico, tutto ma proprio tutto
è alchimistico & friabile, è malato, è inservibile, rétro,
fondu, vache, tutto è poulaille, tutto è image de rien, tutto
è comico & senza tragedia, tutto è indenne, tutto è abbozzato
& mai finito, tutto è postribolare, tutto è vaudeville stracotto,
tutto è pluralistico, tutto finisce nella gnocca, paillard, tutto
è intossicazione, recitazione, genuflessione viscida, tutto
è doping, tutto è shop, tutto è accademico, tutto è segreto,
tutto è acido, patetico, indistinguibile, tutto scorre, tutto
è intasato, diarrea, foirade, tutto & poi ancora tutto,
merci bien
GLOSSARIETTO
I tonton-macoute erano, nella Haiti di Duvalier, i mercenari assassini al servizio del governo.
In argot, claque-merde sta per bocca; gerbe sta per vomito; marie-salope per debosciata; poisson per pappone; fondu vale fuori di testa; poulaille è la polizia; foirade vuol dire diarrea.
13 febbr. 05
Cosmocosmesi
Accomodatevi, su via. Vi trasformeremo finalmente
in esseri umani a tutto tondo, creature libere, parenti
stretti degli angeli.
Queste
le nostre proposte.
Queste
le nostre benefiche magie:
Terapia Shiatsu. Massaggio Mio-Thai Fly Drenage
Cromoterapia arco sopraccigliare
Eye-liner – Lip-liner
Full up. Shading. Acido glicolico
Depilazione definitiva Metodo ago-flash
Depilazione a temperatura corporea
(con o senza moderato vaffanculo, please)
Sclerosanti. Mesoterapia
Dietologia. Impianti collagente (Test obbligatorio)
Impianti acido-jaluronico
Impianti arte-coll (Test obbligatorio)
Termofango in termocoperta
Creon elettroforesi
Lampada trifacciale (8.000 Watt)
(inculata calda o fredda, con vaselina o senza:ad libitum)
Lettino alta pressione con massaggio (22.000 Watt)
Doccia solare. Viso gommage
Viso maschera al ferro
Viso termofango. Viso lifting (chimico)
Micromassaggio cinese
Eritrosi couperose
Trattamento cosmetico dell’acne
(in silenzio o con accompagnamento in sottofondodi canzoni by Renato Zero: volume regolabile)
Peeling corpo
Check-up analisi estetica
Balneoterapia in termocoperta
Trattamento detossinante antistress
Trattamento defaticante per arti appesantiti
Drenaggio meccanico (Pressoterapia)
Trattamento seno-massaggio rigenerante
(con sevizie banali banalmente praticate)
Massaggio antistress
Connettivale energetico
Bendaggio in termocoperta
(con sevizie intelligenti intelligentemente praticateed eventuale senso di colpa per i prossimi
vent’anni della Vs. rispettabilissima vita
di merda, please)
By choice:
Mummificazione decorata o ibernazione nature per l’eternità. Stop.
Accademia Platonica, maggio 2002
L’università di Riga
Accadde tutto in quella notte, in quella nuit
senza conforto & senza luna, tutto – si fa per dire: insomma
accadde qualcosa di, qualcosa che, ebbe cioè a verificarsi
un ac, un accadimento che rischiò di produrre
un paio di cose, di effimeri ma dolorosi
eventi, di bazzécole non proprio irrilevanti:
1 lo sradicamento di quelle palme in età avanzata
& pessimo stato di conservazione, lì sulla strada asfittica, davanti
al colonnato neoclassico che aveva assunto di colpo un’aria
da commensale abusivo schiaffeggiato
dal padrone di casa;
2 il semiprosciugamento di tutte le fontane, che invero
fornivano da tempo pre, pre, prestazioni idriche decisamente discutibili,
a singhiozzo, alquanto capricciose potremmo dire
con un eufemismo: frenesia davvero del tutto fuoriluogo.
Fu, quella, una notte, una night, una noche en verdad indefinibile,
& forse intollerabile, tra arcana, arcadica o soltanto arcaica,
in quell’affannosa corsa contro il tempo, a ritroso, tra le dune, dentro
un’atmosfera da lager.
Nessuno ebbe tuttavia a ri, a ridirne qualcosa, o quantomeno
a riderne con le mani in tasca & il monocolo
caduto a terra in frantumi.
(Le teste degli uomini, & fors’anche
quelle dei cosiddetti animali, hanno stra, stranezze
che nessun manuale antropometrico è in grado
di misurare. I pensieri si muovono col vento, pass, passeri
in balìa delle correnti, coi rèfoli, col respiro
ansante delle brezze, quando si muovono.
La notte, poi, la nuit, la noche, Nacht und Nebel, sembra
sempre più indecifrabile del giorno: cosicché
anche i fatti, o i gatti più banali possono assumere l’ambiguità
di epifanie, l’inquietante ricchezza
di presenze inesplicabili).
Fu così anche quella notte, dico: se ne avvì, se ne avvide
solo un cane che era solo come un cane, un setter probabilmente,
che aveva in gioventù fatto i suoi studi
di allergologia in una qualche dimenticata Università di Riga,
riportandone soprattutto frustrazione
& desiderio di darsi al belcanto, finalmente: anche
per soddisfare il desiderio & gli auspici
di sua nonna buonanima, contralto mancata, vegliarda
venuta a mancare un’infinità di anni prima, mentre
ascoltava inorridita un gorgheggio
della Pantera di Goro, gustando testardamente un’ostrica.
Si ignora il se, il seguito della sua biografia artistica, ma
non quello della sua biografia: desolazione
& fame, discariche & botte, morsi & ululati
senza risposta. Ma lui fu – en tout cas – il solo
essere vivente ad avve, ad avvedersi di quell’accadimento,
& a lasciarne testì, testimonianza firmata, in decifrabilissima grafia:
chi scrive – lo si dica tout bas – custodisce gelosamente
l’unica pagina superstite
del manoscritto, che sarebbe forse più giusto,
anche per rispetto all’autore, chiamare
zampascritto: ma qualcosa mi dice che divulgarlopotrebbe essere rischioso, di questi tempi, in questa notte
così opaca, così calma, in cui la differenza
tra i morti & i vivi è sempre più incerta, più ipotetica:
& Parigi è lontana.
10 marzo 2004
Biblioteca
Qui sono concentrate tutte le invenzioni possibili, nessuna
esclusa: anche quando cade la pioggia smentendo gli ultimi
bollettini meteo, o le madonne di gesso piangono sangue.
Qui si ignorano fatti, misfatti, news & fatture già accuratamente
schedati nei registri, nei cataloghi, negli albi, nei protocolli, negli
inventari che sapete: & che, ça va sans dire, non vi mostreremo mai.
Qui è custodito l’oggetto da nessun altro tangibile se non da noi,
quello che il frastornato Pascoli definisce “badiale calepino”: & che
sopravvive, sopravviverà a tutti i file di tutti i programmi on line,
mentre si sfoltisce il calendario dei tempi, la terra trema & le vostre
stupide speranze di mutamento si sbriciolano in polvere di desiderio.
Qui, ve lo raccomandiamo con tutta l’indispensabile cortesia, è
consigliabile parlare poco, a bassa voce, evitando connessioni
di senso di troppo facile decifrazione, controllando perfino
la sonorità delle vocali, sempre così alchemiche & ribelli.
Qui ci troviamo, come avrete capito, in un luogo enfaticamente
chiamato biblioteca, ove – a somiglianza di salme nei loculi –
sono custoditi certi oggetti cartacei enfaticamente chiamati
libri, o volumi, o codici, o tomi, o in-folio, o chissà come, anche- alcuni dei quali altamente tossici, altri davvero soltanto degni
di essere cremati, in forni a rapida combustione, in silenzio.
Ironia degli olocausti. Noi abbiamo coscienza di ciò che Heine, l’ebreo
Heine, chiama “ein Traum, gar seltsam schauerlich”, un Sogno assai strano
& pauroso: del suo puntuale realizzarsi nell’età industriale fordista,
nonché – of course – del suo non costituire un episodio assolutamente
allegorico dell’orrore nella (& della) modernità: ma piuttosto dell’espansione
globale di questo orrore, mentre ieri, & oggi a un dipresso, con solo
un cambiamento di bevande & di arredamento (“sedevano, sorseggiavano il tè,
parlavano un po’ troppo d’amore. Essi, gli uomini, erano estetici,
le dame avevano il cuore tenero”) l’effetto Auschwitz mostra finalmente
tutta la sua dimensione di normalità, certo storicamente determinata,
ma ormai in via di farsi (anche, & magari soprattutto nelle coscienze
degli utenti) insieme allegoria & pratica di quest’Allegoria, di questo
Traum non più troppo seltsam, non più troppo schauerlich, finalmente.25 aprile 2004
Testamentaria
per il Cavaliere dalla Triste Figura, dopo aver lettoIl riso maggiore di Cervantes, di Mario Socrate
Vi guardo col mio occhio allucinato, sterile pupilla
di jongleur visionario che non vede, scintilla crepitante
fissa su troppi inganni di utopia – vi guardo ciecamente
senza parlare, da questa feritoia di chiacchiere ostruita
da troppe ombre solide, rarefatte, compatte, mutilate:
e mi volto appena un po’, chinando la testa, coprendomi
la faccia con la bandana della mia malinconia, strazio
di risacca, della carne e del ricordo.
Dos linajes soloshay en el mundo, como decia una aguela mia, que son el tener
y el no tener, fratelli, amici, simili miei che respiratesu questa terra che non ha più suoni ma rumori, fetori
e non profumi: e sapete anche voi che appunto, sì,
ci sono solo due lignaggi al mondo, come diceva
quella mia tale nonna, e sono l’avere e il non avere:
e quindi solo due modi di guardare e di essere.
Il mio, da questo perduto lugar de la Mancha cresciuto a dismisura
nelle pagine del monco di Alcala de Henares in un silenzio
meraviglioso, è il guardare di un altro, l’essere di una larva
che vede solo altre larve, passaggi effimeri di un sogno
che non sa di essere un incubo – e sorrido, dentro la selva
brizzolata della mia barba incapace di nascondere
ormai perfino le capriole della gioia e le crepe del tempo.
Non ho più sogni né futuro. Il passato mi fu sottratto, ammesso
che ci sia stato qualche volta, nei rimasugli di un’invenzione
bislacca e esterrefatta, nelle nuvole, nel vento. Tutto è finzione:
il mio cavallo malandato è più saggio del più saggio degli uomini.
Yo sé quien soy, finalmente e alla fine: un profilo nell’ariache si oscura, una traccia senza coda di cometa, un corto
cortissimo respiro, un segmento spezzato:
così, in quest’ultima
trincea che si chiama scrittura, este que veis aqui, de rostro aquileno,
di cui non voglio ricordare il nome, forse di un uomo, forse
solo di una figura nutrita di follia, mi ritiro, mi chiudo,
mi escludo per sempre – in una lingua estranea
anche a me stesso: e qui, forse, ancora vivo, sopravvivo,
morto.
23 gennaio 2004
Morfina
Solo quello storico ha il dono di accendere nel passato la favilla della speranza, che è penetrato dall’idea
che anche i morti non saranno al sicuro dal nemico,
se egli vince. E questo nemico non ha smesso di vincere.
WALTER BENJAMIN, Tesi di filosofia della storia
Cammina per fermarsi. Si ferma per camminare ancora,
sui ponti, sul pavé, sul macadam, lungo i passages
del tempo andato ch’è già futuro consunto, pasto
per una lebbra smemorata, che fa smorfie da scimmia.
Cammina fermo. E’ il cammino
che è fermo: e lui lo sottolinea col suo passo pesante, sotto nubi
che pesano altrettanto e magari di più, con la sua corpulenza
in cui s’annida la lama della mente che nella sua pietà
non conosce pietà, mentre sfugge lo sguardo dell’angelo,
ambiguo, obliquo, che gli volge le spalle in un sorriso
tremendo, più rischioso di ogni felicità: ed è un automa,
un giocatore di scacchi, fantoccio in veste da turco, la pipa
in bocca, dentro un sistema di specchi.
Ora si mangia in un sorriso tenue
dietro gli occhiali quella porzione estrema di vita
rimuginando sulla morte, con la sua corpulenza
e la sua testa implacabile. Cammina, per potersi fermare.
Si ferma ancora, ancora: per un altro cammino che certo
non conosce. Parigi è scomparsa. Marsiglia è vicinissima
e remota. Conta le sue pastiglie di morfina, per la notte.
Dicono sia stato sepolto nel piccolo cimitero di Port Bou,
davanti al mare. Nessuno ha mai individuato la sua tomba.
21 febbraio 2004
Opus preterintenzionale
Nessuno è più ingannato che de la sua persona
BONAGIUNTA ORBICCIANI
troppi cavalli, in questa stanza di vetro – e un aquilone
che subito scompare tra le nubi dipinte – mentre
l’anziana dama sepolta sotto il trucco – ha scordato il bastone
da qualche parte – ha scordato le memorie e le dimenticanze –
ha rimosso la vita – e tanto per cambiare le sedie scricchiolano –
sulle loro gambe fragili da uccelli – e gli schienali anchilosati –
e quei due, che sembrano usciti – da uno schizzo di Daumier –
fissano ritratti di una stirpe defunta – magari rimpiangendone la fine –
le pareti mostrano crepe preoccupanti – cade obliqua la pioggia –
gli stivali andrebbero lucidati un po’ meglio, colonnello – il bosco è qui fuori –
lo si vede tumultuare – s’inarca come il Golden Gate –
tra poco c’è da scommettere – invaderà questa stanza di vetro –
i rintocchi di trecento pendoli – rintronano negli spazi troppo esigui –
finiranno per divorare l’epoca interamente – in un nero silenzio –
ma ora voi tacete, tappatevi la bocca – vi vedo ansimanti –
vi vedo come siete – turisti della vita come qualcuno ancora
la chiama – ovviamente sbagliando – lo diceva dubbioso
anche Meo Abbracciavacca – nei suoi anni di pistoiese ghibellino –
ancora vivo nel dicembre 1300 – già morto nel dicembre 1313 –
Sovente aggio pensato di tacere – eppure nel suo piccolo –a differenza di voi e di me – ancora qualcosa dice – qualcosa che tocca –
in un labile brivido – la nostra romantica esistenza –
cercate di capire – tenete a freno almeno per un istante –
la vostra stupida curiosità – o la vostra disattenzione
da scimmie – nel frattempo io mi sciacquo le mani
a somiglianza di Pilato – e firmo questo ragguardevole opus
preterintenzionale
16 gennaio 2005
Dopo il paesaggio
Ci si disponga pure, con una dose minima di buona volontà e un residuo di
distrazione, a guardare il paesaggio: questo scenario cartapesta che ci illudiamo di avere
davanti agli occhi (gli occhi della mente, s’intende: non della memoria, che gioca
invariabilmente pessimi scherzi, in tutte le stagioni ) – ed è – o sembra – un paesaggio,
un landscape, una Landschaft deprivata di orizzonte, senza profumi, senza luce,
piena di ceneri umane, spianata crematoria dalle cui ciminiere si elevano
pigramente folate di fumo scuro, e in quel tratto di cielo non si vedono uccelli,
si vedono solo fantasmi, ombre senza profilo, annichilite contro il vuoto, e il mare
a un tratto arretra, si ritira, gioco di prestigio grandioso, ripiega su di sé
come nella messa in scena di un incubo planetario, e non lascia il suo fondo
alla vista, lascia non più che la sua vasca, qualcosa di tremendamente filosofico,
qualcosa di teologicamente scherzoso, da portae inferi, da frontiera del nulla:
e qui, ancora, nonostante tutto, quest’amica che vive negli States mi sussurra
“voi in Europa vedete da lontano gli effetti della prossima fine, noi ci siamo
già dentro, viviamo come scoiattoli ciechi nel luogo dove si programma, e si mette
in atto, la distruzione del mondo: tutta qui la differenza tra noi, noi possiamo
guardarvi, voi non potete guardare noi, e non è solo, credimi, questione
di potenza oculare”.
8 gennaio 2005
All’inferno
a Nedda Guidi
Guarda questo gran fuoco rosso / nascente dal suo rosso /
mai stato così scuro così cupo / nelle notti d’inverno /
mai così spurio repentino galeotto / rosso ciliegia liquido nascente /
prismatico cangiante / dall’ombelico della terra /
dal suo ventre dilaniato / rosso fragola rosso ciliegia chiaro /
orange arancio pallido che vira al giallo / e lo dissolve /
bosco rosso che muta / trasmutando i fantasmi ottici /
metamorfosi dell’occhio / che guarda attraverso la spia /
con l’ansia del traditore / l’attenzione del sicario /
truce calore rugginoso / il rosso che cede / effimero / caduco /
mentre sale di un grado al secondo / il calcolo dei minuti /
per dare più fuoco al fuoco / l’occhio scruta attraverso il foro /
la mano ora gira il manometro / cresce il rumore dell’incendio /
minimo lo scarto di imponderabilità / ma l’incertezza dura /
fino alla fine /
ora scoppia il riverbero incandescente /
il calore del fuoco nel gran fuoco / nascita rinascita cenere /
spavento di ogni gelo / nel rosso rovente che azzanna l’ossigeno /
e lo divora con molto spargimento di sangue / impunemente /
l’occhio indaga l’interno abbagliante / questa è la pratica dell’inferno /
l’ordalia che scuote da sé / tutti i rimorsi i contagi le infezioni /
sale il rumore assordante del fuoco / il colore è solo un ricordo /
rosso morente nel suo rosso / fuoco nel suo fuoco / sarcastico /
bianche macchie luetiche accecanti non previste / dimenticate per errore /
calcolo pazzo delle ore nella notte / nelle sue colpe raggelate /
le ore di fuoco nove dieci a volte dodici / poi dopo /
il silenzio / la tenebra
marzo 2005