Cosa ci proponiamo di fare?
Ecco quanto:
vogliamo sperimentare una scrittura diversa da quella piallata dall’abitudine massmediatica della non fatica (basta testi lisci, vuoti che continuano ad appestare le letture di tutti con una comunicazione piatta, consuetudinaria, che nulla sa aggiungere al mondo immaginario e tangibile in cui viviamo);
una scrittura costruita con rigore (prendendo le distanze dalla prassi testuale cui siamo ormai avvezzi, intendiamo confrontarci con una scrittura meditata, ripensata e ruminata come risultante di un calcolo a più variabili -genere, tema, registro stilistico, disposizione delle parole all’interno della frase e sulla pagina,… tutto minuziosamente strutturato);
una scrittura concreta, perché affonda nella materia cinestesica del presente e lì torna (ovvero: plasmati a partire dalle percezioni sensoriali del mondo, i testi parlano autenticamente delle esperienze che, vissute, hanno contribuito a generarli);
una scrittura geometrica e dinamica (= una scrittura che sappia confrontarsi e misurare il mondo con la precisione elastica e scientifica con cui essa stessa è costruita) che sbugiardi la finzione della letteratura posticcia, kleenex per cervelli impigriti da letture inconcludenti.
Per restituire al testo tridimensionalità e movimento (ovvero il flusso dinamico del divenire di ogni forma di vita plastica) è necessario cercarne la pesantezza plurisensoriale nel reale consueto, immergervisi dentro e trovare la verità poetico-materica interna dell’oggetto-parola.
Per questo hai letto di:
partecipazione attiva (perché non potrai dondolarti in un rassicurante ascolto passivo, ma verrai coinvolto corporeamente all’interno degli esperimenti che ti proporremo!);
appello alla percezione cinestesica (per aderire al mondo e trarne materiale è giocoforza impegnare i mezzi più completi ed appropriati che possediamo a riguardo -i sensi dovutamente risvegliati);
esperienze interamente calate nella quotidianità sconosciuta perché mai vissuta con pienezza e di cui si perdono gli effetti stranianti.
Ecco il motivo della struttura elastica e vitale di questo laboratorio così poco accademico: negli incontri preparatori letture mirate, esperimenti e approfondimenti teorici strutturano razionalmente il lavoro settimanale e l’esperienza nel campo. Questa permette poi di misurarsi con numerose modalità di raccolta ed organizzazione del materiale verbale, a seconda delle diverse tipologie testuali scelte. Stazione ultima: la scrittura.
Ricapitoliamo infine i generi e le relative situazioni che proponiamo di sperimentare: un poemetto (la scrittura per strada), un testo teatrale o performativo (la scrittura in un locale pubblico), una narrazione (la scrittura in un luogo liminare) ed un brano di critica d’arte (la scrittura a contatto al vero con un’opera).
Ed ora? Certo, tutto questo non è esauriente o conclusivo né può esserlo; neppure le esperienze lo saranno. L’orbita si chiude per aprirsi, più ci immergeremo nella realtà fluida più la scopriremo discontinua, ma vera e viva.
Proseguiamo oppure no?
Elisa Gastaldi