Lezione tenuta da Gaetano delli Santi il 4 maggio 2007
Fernando Pessoa, poeta tra le figure più complesse della letteratura portoghese, è un artista frammentario dal pensiero inquieto, originale, multisfaccettato ed autointerrogantesi, artista universale, nella misura in cui ci fornisce una visione simultaneamente multipla e unitaria della vita, pur con alcune contraddizioni.
Attraverso gli eteronimi, Pessoa riflette e sui interroga sulle relazioni che intercorrono fra verità, esistenza e identità. Fra gli eteronimi, Álvaro de Campos, ingegnere di origine portoghese, educato all’inglese, ma sempre con la sensazione di essere altro da sé, di essere straniero in qualsiasi parte del mondo, fu l’unico a manifestare fasi poetiche differenti nel corso della sua opera.
Inizialmente influenzato dal simbolismo, presto il poeta portoghese se ne discosta dapprima per aderire al futurismo, poi, a seguito di una serie di delusioni esistenziali, per assumere un atteggiamento tendenzialmente nichilistico.
L’atmosfera indeterminata sotto il profilo spazio-temporale, propria della poesia di Pessoa, possiede una certa aria mitica, eroica, quasi fosse una poesia epica, talora persino tragica.
L’Ode Marittima, firmata da Pessoa nel 1915 con lo pseudonimo di Alvaro de Campos, è, al contempo, malinconia, nostalgia e amore infinito per la vita. L’ode seduce attraverso una voce dirompente e seducente al contempo, forte, vibrante e decisa. Ode Marittima è frastuono, vociare di marinai, urlare di gabbiani, sussurrare di poeta.
Il testo è il sogno allegorico di un viaggio, di una delusione e di un conclusivo ritorno a terra, che segna un punto di non ritorno: l’autore si rende conto che molti crimini sono stati compiuti. Ode marittima è un poemetto sui generis: Pessoa preferisce ricorrere ad una prosa lirica piuttosto che ad una poesia in senso stretto, operazione che, nella cultura occidentale, amante del verso breve e sintetico, diventa uno degli elementi da scartare aprioristicamente a livello ideologico, nonché artistico. Vi sono parole tecniche e parole prese dalla strada, nonché descrizioni di piroscafi nella loro essenza metallica. L’intenzione è quella di è portare una parte de del mondo nella poesia: ciò è difficilmente accettabile dalla tradizione.
Pessoa presenta la ricostruzione storica di momenti efferati, in cui l’uomo ha reso palese la propria brutalità. Trattasi di un linguaggio noetico, di una vera e propria circumnavigazione attorno ad alcuni concetti: le parole non sono mai come sembra che siano. Lo stesso volano è un’allegoria di quel pensiero ossessivo-ricorsivo che riporta sempre l’autore al punto di partenza: i crimini perpetrati dall’umanità contro se stessa.
Il poeta esordisce evocando un volano che gira: sente dentro di sé girare un volano, che ora accelera, ora decelera per poi fermarsi finitamente e lasciare spazio al silenzio più duro.
Il mistero gioioso e triste di chi arriva e chi parte rappresenta uno dei Leit Motiv che percorre, come un filo rosso, tutto il componimento. Quali reconditi input lo inducono ad una navigazione perigliosa?
La risposta risiede nell’attraversamento del visibile. Occorre andare oltre il visibile senza passarci, ovvero si deve seguire un percorso, in cui ci si possa finalmente assumere tutte le accidentalità di questo mondo: gli scenari sono sempre diversi, la storia vicina e lontana, nonché la propria storia con la rievocazione di un’infanzia serena e sognante sul fiume Tago. Il poeta sente in sé il richiamo di tutte le epoche marittime, il richiamo confuso delle acque: ciò altro non è se non l’appello al suo sangue, che ha ancora forza per fargli odiare questa vita, così tutto il suo corpo si scaglia in avanti ed egli esplode in spuma le sue ansie.
Segue la drammatica evocazione dei gesti efferati compiuti dall’uomo a danno del suo simile, perché, inevitabilmente, come già scriveva Hobbes, homo homini lupus: per realizzare l’impossibile, gli uomini saccheggiarono tranquilli villaggi africani, uccisero e rimasero con le mani drammaticamente insanguinate, che ricordano Lady Mcbeth shakepeariana.
Il poeta vorrebbe arrivare come quelli in porti straordinari e svestire il proprio abito civilizzato, nonché abbandonare una vita pacifica, ma conosce il prezzo per siffatta rinuncia: sì, crocifiggetemi nella navigazione e le mie spalle godranno della mia croce…dilaniatemi…quel che voglio è portare alla morte un’anima ebbra di mare…portare alla morte un corpo pieno di sanguisughe, che succhiano, succhiano. Emerge qui un aspetto cruciale del componimento, quello dell’ascetismo che va a fondarsi e ad interagire con la drammatica ed energica fisicità dell’ode: il poeta avverte la necessità di avere un contatto fisico con il male e con il dolore del mondo, proprio come l’asceta che prende su di sé tutto il loro peso. Sul proprio corpo egli avverte le ferite e le piaghe lasciate, come un marchio indelebile, da tante efferatezze: egli si lascia ferire dal sociale per reagire al posto degli altri, per assumersi le proprie responsabilità. Se il mondo si tinge di rosso, allora Pessoa non può che ruggire alla stregua di un leone affamato: pirati…mescolatemi a voi…vorrei essere una bestia rappresentativa di tutti i vostri gesti. Una sinfonia di sensazioni incompatibili consumano la sua coscienza del di dentro. La lingua è manchevole per esprimere la furia della pirateria ed il gusto dell’eccidio, nonché della tortura futile al solo fine di distrarsi? La paura ti respira alle spalle, sulla nuca.
Il poeta non può né dimenticare né eludere dal proprio discorso quei crimini marittimi, compiuti a freddo solo per passare il tempo, come chi fa solitari ad un tavolo di provincia, e solo per il gusto soave di compiere delitti abominevoli…Il poeta vede e non può distogliere lo sguardo da quegli omicidi, quei soprusi, quelle violenze, perpetrate dall’uomo nel corso del tempo. L’uomo non è cambiato, anzi lo è. Egli si è mercificato, dandosi e votandosi in tutto e per tutto al commercio. Egli si è fatto superbo e si gode scioccamente quei sogni nitidi e pratici, che movimentano e regolarizzano la vita, dandogli la sensazione di essere pulito.
Paola Scotti