lezione tenuta da Gaetano delli Santi il 13 aprile 2007 alle ore 18.30.
L’allegoria dei modelli
Partiamo col definire il suo opposto : il Simbolo : “Elemento volto a indicare un particolare contenuto e un determinato referente. Esiste infatti un rapporto di univocità ben precisa tra il simbolo e ciò che sta a significare, in altre parole esso si rivolge a sé stesso , ricade sul proprio Io.”
Le Avanguardie ne presero subito le distanze indirizzandosi verso qualcosa che meglio riuscisse a captare le multiformi espressioni e stimoli che giungono dal mondo reale: ad assolvere questo compito, l’ allegoria parve la migliore. Essa si rivolge verso l’ esterno,verso l’altro,tende alla polisemia.
Addentrandosi nel vivo della questione, l’ Allegoria dei Modelli è una forma d’uso che fa in modo di assumere stilemi letterari in chiave dissacratoria di critica e presa in giro .
Baudrillard ebbe a dire : “ Il poetico è l’insurrezione del linguaggio contro le sue stesse leggi “. In quest’ottica l’allegoria si fa creatrice di un disordine organizzato e sistematico ponendo diversi linguaggi in rapporto fra loro, vicini nell’effettività del testo ma allo stesso tempo distanti nel tempo , nella collocazione tematica. Un’ immagine molto simile a quanto appena scritto può essere quella di una vecchia casa di ringhiera affiancata da un moderno palazzo a vetri specchiati. In questo modo il presente (il bel palazzo) viene attualizzato nel passato (l’ormai fatiscente ma non per questo meno bella casetta). Frammenti e rovine dei tempi andati , portatrici di racconti ormai lontani , convivono col tempo presente. Spesso questi elementi creano stridore, urla , rumori e linguaggi diversi si accavallano l’ uno sull’altro creando un senso di forte straniamento. C’è chi , come Lubrano, raccoglie i detriti del linguaggio portatori di mondi diversi ( pubblicità, filosofia, dialetto…) e li fa muovere in un nuovo senso, il quale viene creato a partire dall’ accostamento di mondi diversi, ognuno chiuso rispetto all’ altro,ognuno troppo concentrato ad ascoltare ed esprimere il proprio messaggio, finchè il risultato ultimo arriva al Caos.
Un’ operazione del genere smuove intrinsecamente una critica al sociale, alla società, al linguaggio stesso che improvvisamente non trova più il suo epicentro generatore ma si vede fluttuare, in balia di discorsi rotti , frammenti , Scorie. L’ Allegoria cerca di destrutturate l’oggetto parola dal suo significato ; è dunque un mezzo per tramutare ogni parola in un microtesto atto a raccontarci ciò che è stato all’interno di sé stesso e nel suo mondo di provenienza. Il “detrito” deve essere pronto a rivelarci le sue modalità di costruzione. Il linguaggio si muove ora critiche dall’interno , incominciano ad affiorare spazi d’ analisi metalinguistica. Da questo momento il fuoco si sposta sul significante, l’oggetto concreto, materiale detritico e non più sul significato astratto.
Si noti ancora una volta come tutto ciò si interseca più che mai con la realtà, con il mondo tangibile e sensuale. Siamo sotto un incessante bombardamento di stimoli provenienti in ordine sparso e casuale, frammenti di colori , suoni, rumori, ticchettii, profumi ci colpiscono da fuori, ma dentro ogni individuo l’ attività è ugualmente frenetica e senza posa . in questo senso Joyce con i suoi “ streams of consciousness “ si accostò enormemente ad un discorso allegorico. Effettivamente i discorsi che il nostro cervello rielabora in prosa , i punti , le virgolette sono una serie di imposizioni costruite per comunicare messaggi quanto più possibilmente univoci. Siamo coscienti che per raggiungere i propositi pratici che ci prefissiamo, il nostro sistema necessita chiarezza perché già conosciamo la variabilità del mondo e delle sue molteplici e vere interpretazioni. L’ allegoria lascia spazio a queste di risalire in superficie. Veicolo di numerose allusioni essa non si arresta in un punto soltanto, si muove incessantemente alla ricerca , come l’occhio dello schizofrenico, si getta nella quotidianità , si sporca, s’abbruttisce, s’ammala, veicola focolai d’epidemia… ma non è forse anche questa la realtà?
Il Bello è l’unico fra tutti che può permettersi d’essere depurato , intangibile oltre i secoli , offuscato da una patina d’ illusione che non lascia spazio alla dimensione terrena. Alla Dignità della dimensione terrena, a lampi di vissuto che non aspettano altro che venir presi in considerazione in tutta la loro Verità e forza dirompente.
Chiara Ferrante