‘l’ombra della luce’. commento alla canzone d’autore // paolo jachia

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Autore e data di composizione testo e musica di Franco Battiato – 1991

Periodo/successo Questa canzone è il vertice del secondo Battiato, successivo cioè a quello dei “collage pop” degli anni Ottanta che lo imposero al grande pubblico. Qui la parola e la frase prendono un significato forte e per la prima volta la musica sostiene un testo estremamente esplicito e denso di significati diretti. Il carisma di Battiato ha fatto sì però che anche il pubblico della “prima ora” non lo lasciasse accettando di crescere con un artista capace di rinnovarsi in profondo perché non costretto, sul piano spirituale, da alcuna moda ma solo da una grande coerenza interiore ed inoltre sostenuto, sul piano musicale, da un magico e variegato talento.

Commento Il senso di questa canzone è che qualunque esperienza umana – qualunque connotazione positiva essa possa avere – resta comunque “ombra della luce”, ombra evanescente dell’eterno. Anche esperienze elevatissime quali “le gioie del più profondo affetto o più lievi aneliti del cuore” oppure “la pace… in certi monasteri” o ancora “la vibrante intesa di tutti i sensi in festa” sono comunque e sempre “solo l’ombra della luce”. Il vero centro della canzone è dunque la contrapposizione tra luce e tenebre, tra la luce della salvezza e le tenebre del dolore, dell’ignoranza e del peccato: “Difendimi dalle forze contrarie / la notte nel sonno quando non sono cosciente / quando il mio percorso si fa incerto … Ricordami come sono infelice / lontano dalle tue leggi”.
Se dunque al centro dell’“Ombra della luce” vi è questa densa riflessione religiosa ed esistenziale, un’ulteriore comprensione di quanto detto potrà venire da un passo dell’intervista autobiografica del musicista siciliano. Alla domanda di Pulcini (“Parli spesso di cose spirituali, ma chi è il tuo Dio? Che rapporto hai con Dio? Che nome ha il tuo Dio ?”) Battiato risponde infatti esplicitando la propria concezione religiosa dell’universo, la stessa che troviamo qui espressa: “E’ troppo lontano dalla mia portata. Il nome è sempre quello, cambia l’immagine che tu hai di lui: questa forza creatrice non creata, il motore immobile. Cosa intendo per lontano? Che sono troppo impuro, troppo sporco per potermi avvicinare alla sua zona. Comprendere la sua natura è possibile con uno sforzo della fantasia. Io ho avuto la fortuna di sentire zone superiori a me e mi sembra già molto. Se un’esperienza mistica, un’estasi alla tua portata è già immensa, figurati che cos’è ciò che vi sta sopra. E quello che sta sopra quello, e sopra quello, e sopra quello” (Battiato-Pulcini 1992, p. 32). Ed ancora in altro contesto, contro facili fraintendimenti, Battiato precisa: “Io ho una relazione mistica con il creato, la mia idea del divino è la mia ricerca. Non mi sono mai immaginato nulla se non quello che sperimentavo. Quindi non sono né mussulmano, né induista, né cattolico. Come si fa a dire: sono questo o quello?” ” Ritengo che la religiosità, il rapporto con il sacro, sia possibile soltanto come vicenda privata, intima. Diffido della religione ridotta a istituzione, di chi ti vuole convertire, di chi cerca di evangelizzarti. Credo invece nella meditazione, nel raccoglimento, nel silenzio” (cfr. Messina 1989 e Casalini 1991).
La calma, la quiete, il silenzio sono dunque le caratteristiche delle “zone più alte” e dell’esperienza che secondo Battiato possiamo avere di una dimensione più profonda dell’esistenza, appunto la percezione attraverso l’ombra di cosa possa essere la luce.

Echi letterari Più che di echi letterari in questo secondo Battiato è meglio parlare di fonti ispirative: significativi in questo senso i libri di Gurdjef e il sufismo di Gabriel Mandel (teologo spiritualista mussulmano).

Influenze sulla musica successiva: Più che discepoli Battiato ha avuto nel suo percorso dei compagni di strada, degli artisti che in vario modo gli sono stati vicini: Juri Camisasca, Alice, Giusto Pio, Giuni Russo, Saro Cosentino e da ultimo – oltre al poeta e filosofo Manlio Sgalambro – lo straordinario Giovanni Lindo Ferretti dei CSI.