Divulghiamo con piacere un interessante articolo di Getulio Alviani.
Il testo verrà pubblicato sul catalogo che la Galleria Seno sta realizzando con la nostra collaborazione, per l’esposizione dedicata ad una serie di opere di Max Bill.
max bill
23 ottobre 2008 dalle ore 18,00
in mostra fino al 25 novembre 2008
galleria seno
via ciovasso 11, 20121 milano
tel. 02 8692868
MAX BILL. LA LOGICA VERIFICABILE.
di Getulio Alviani
Ci telefonavamo spesso la domenica pomeriggio quando lui era nello studio della casa bunker di Zumikon e parlavamo d’arte, di lavoro, della vita nel modo più semplice e quotidiano. E sempre constatavo che un minuto prima sapevo meno del minuto successivo perché lui mi sollecitava costantemente e sempre la mente. Sto parlando di Max Bill, l’ultimo vero grande razionalista, l’ultimo possessore di saggezza plastica e operativa.
La produzione di Max Bill è stata imponente e sempre con un indice di qualità altissimo poiché la sua sfida personale era sempre quella di raggiungere il miglior risultato con il massimo livello di qualità.
Ogni opera rappresentava l’analisi di un problema e la sua logica soluzione, sempre rigorosamente verificabile e mai banale, mai scontata, mai prevedibile. Una attitudine costituzionale alla critica prima verso se stesso poi nei confronti degli altri e delle cose. Critica che generava sempre, in qualsiasi campo, un processo mentale costruttivo e progressivo. Questa posizione critica includeva, quindi, non solo l’attività artistica che era sempre sintesi esemplificativa della vita, ma la globalità dell’esistere, gli avvenimenti sociali come pure i propri concetti e comportamenti: vale a dire la filosofia della vita. In Max Bill tutto era progetto. Parlare di Max Bill in due pagine può apparire riduttivo ma paradossalmente è anche troppo.
Per amore di sintesi io sarei portato a dire che è uno dei pochi geni del nostro secolo. Gli ultimi suoi sessant’anni, documentati attimo per attimo, in tutte le sue attività e in ogni momento del suo esistere e del suo fare, rappresenterebbero già una forma di insegnamento.
Max Bill era nato a Winterthur il 22 dicembre del 1908 ed è morto a Berlino il 9 dicembre del 1994. Fu molto attivo come architetto, designer, grafico, scultore, pittore, uomo politico, saggista, docente.
Ha progettato modi di vita, spazi, utensili e oggetti d’uso quotidiano: ma anche un intero villaggio come la scuola di Ulm. E anche edifici e unità residenziali prefabbricate e viadotti autostradali. Ha realizzato innumerevoli pitture ma anche grandi sculture in luoghi pubblici di molte città del mondo (tra le sue ultime opere monumentali il Gruppe von drei Farbsäulen, tre colonne alte 32 metri poste davanti al centro direzionale Daimler-Benz di Stuttgart-Möringhen, nel 1989, e la Endlose Treppe, di oltre 9 metri di altezza, costruita nel 1990 all’esterno del Wilhelm-Hack-Museum di Ludwigshafen); è stato membro del consiglio comunale di Zurigo; ha scritto testi teorici e monografici. Il nucleo di questa poliedricità si forma tra il 1927 e il 1929, al Bauhaus di Dessau, dove Bill ha avuto modo di conoscere le opere costruttiviste e di frequentare grandi maestri come Klee, Kandinskij, Joseph Albers, dal quale impara a motivare rigorosamente ogni cosa fatta. In seguito instaurerà con lui una lunga corrispondenza artistica ricca di scambi e sollecitazioni reciproci. Fondamentale per la sua formazione è però l’intenso rapporto intellettuale con Georges Vantongerloo, che, conosciuto nel 1933, gli fu sempre maestro e amico.
Dal 1930, Bill opera come architetto e pittore e dal 1932 come scultore, cercando di elaborare un nuovo concetto di opera in cui un’idea si concretizza in sé senza l’intervento di alcun processo di astrazione. I primi risultati di questa ricerca vengono in parte pubblicati dalla rivista Abstraction Creation ed esposti a Parigi nel 1933.
Nel 1933 realizza anche la scultura Nastro infinito e, nel 1935, prende avvio lo studio per “Quindici variazioni su uno stesso tema”, una serie di opere grafiche sistematicamente sviluppate e commentate, che pubblica qualche anno dopo come primo tentativo di concepire opere seriali in pittura. Dal 1936 inizierà anche a scrivere e a pubblicare testi che abbracciano tutti i settori. Nel 1937 forma, con Richard Paul Lohse, Camillle Graeser e Verena Loewensberg, gli Zurcher Konkrete, gruppo non organizzato ufficialmente ma di grande significato per tutta l’arte concreta più rigorosa della nostra epoca, nato all’interno di Allianz, l’unione degli artisti svizzeri fondata da Leo Leuppi.
Nel 1938 aderisce ai CIAM, i C(ongressi) I(nternazionali) di A(rchitettura) M(oderna), e passa un periodo a Parigi per realizzare una monografia su Le Corbusier.
Dall’inizio degli anni Quaranta si dedica alla pittura concepita come generazione e controllo di energie cromatiche nella superficie dell’opera mediante strutture geometriche. Nel 1944 fonda la rivista Abstrakt-Konkret e inizia a progettare oggetti d’uso e mobili. Nel 1944-1945 tiene un corso di Teoria della Forma alla Scuola di Arti Applicate di Zurigo, diretta da Johannes Itten. Nel 1950 progetta l’edificio principale e il campus per la Hochschule fǖr Gestaltung di Ulm, di cui sarà co-fondatore e, dal 1951 al 1956, rettore e direttore della sezione di architettura e design. Sempre nel 1950 pubblica i volumi Architecture moderne suisse, 1925-45 e il fondamentale Die gute Form e, qualche anno dopo, una monografia su Mies van der Rohe. La sua attività continua con questi ritmi per tutti gli ultimi trent’anni, durante i quali riceve anche innumerevoli premi e riconoscimenti – gli ultimi sono stati il premio di scultura conferitogli dall’imperatore del Giappone e il premio d’onore all’edizione del 1993 della Biennale di Grafica di Lubiana – e il suo ruolo pubblico è stato sempre, sino alla fine, di grande importanza. Nella sua lunga storia si può vedere quanto egli abbia intuito sempre più degli altri, più di quanto tutti gli altri abbiano potuto afferrare, anche solo parzialmente il suo messaggio. Ancora oggi, molti non hanno compreso la sua idea di lavoro e di vita e questo a mio avviso proietta Max Bill ancor più nel futuro, che purtroppo per noi sta diventando sempre più oscuro.
Anche se Max Bill, interrogato nel 1965 sul domani dell’arte, a quest’uomo dava fiducia: “c’è da sperare che io abbia ragione nel dire che il caos odierno – sorto da falsi riguardi e per incapacità – sarà scomparso, o che, almeno, la generazione a venire avrà riconosciuto questo caos come sorpassato, brutto e inumano, e utilizzerà la sua intera energia per rendere l’ambiente bello e armonioso”.
Max Bill era solo. Max Bill è stato costretto alla solitudine che lo rendeva di conseguenza ancora più attivo. Il teorico della”gute Form” per poter fare le cose giuste doveva farsele tutte da solo. Lo evidenziavano le sue esposizioni di superfici e forme allestite ovunque: erano tutte curate direttamente da Max Bill, suoi erano l’organizzazione logistica, la concezione, l’allestimento, suoi la grafica e i testi in catalogo, suo il manifesto. La mostra risultava sempre esemplare, giovanissima, fresca, inedita per percorsi e accostamenti, e anche se spesso era didattica, era lontana dalla pedanteria cronologica delle solite esposizioni storiche. Max Bill è sempre stato innovativo, mai facilmente e inutilmente “sorpresivo”. Scrivendo quest’ultima parola, mi viene in mente quanto il meramente “sorpresivo” continui a essere invece l’intenzione e il traguardo dell’arte di oggi.
Stiamo purtroppo sperimentando in pieno quel caos che Max Bill trent’anni fa auspicava come velocemente eliminabile e che invece sta trionfando su tutti i fronti.
Invece l’arte, o almeno quello che io credo sia arte, dovrebbe essere il massimo del sapere, cioè intelligenza invece di scaltrezza e opportunismo. Max Bill ha sempre stimolato un pensiero positivo, questa è stata la sua grande vitalità e il suo movimento. È ormai chiaro che oggi si tende a produrre sempre meno sostanza; infatti vedo le strade riempirsi di spazzatura, ma non i cervelli a usare l’intelligenza. C’è sempre stato il terrore che i cervelli elettronici acquistassero l’autonomia di pensiero, ma oggi sembra l’unica cosa auspicabile.
Tutt’altro avviene nella ricerca scientifica più avanzata; e l’opera di Max Bill ha gli stessi parametri di questo mondo, realmente evoluto. A lui chiunque abbia un qualche interesse a sviluppare veramente la propria mente dovrebbe fare riferimento.
Getulio Alviani è un artista. Vive e lavora a Milano.
Max Bill è nato a Winterhur (CH) nel 1908. E’ morto a Berlino nel 1994