‘max’. paolo conte. commento alla canzone d’autore // paolo jachia

cop-libro-jachia98di paolo jachia

Autore e data di composizione Parole e musica di Paolo Conte – 1987

Periodo/successo: Per capire la poca importanza che hanno le date in Paolo Conte si può guardare al fatto che il suo successo è non solo travolgente ma internazionale. E questo si spiega principalmente con il fatto che prima che poeta Conte è musicista: le sue parole dunque accompagnano il sogno senza tempo della musica.

Commento Davvero parlare di Conte ci permette di dimostrare concretamente l’affermazione che tutte le date sono delle convenzioni. Intanto dobbiamo ricordare la definizione che Conte medesimo dà della sua arte: “Io? Né poeta né cantautore, sono semplicemente un musicista jazz ospite in casa d’altri”), allora la canzone d’autore italiana non nasce nel 1958 ma quasi cent’anni prima in America alla fine della guerra di Secessione Americana. Nel 1866 venne infatti sconfitto l’esercito sudista e le truppe in rotta lasciarono sui campi di battaglia non solo le armi ma anche le trombe i tromboni gli ottoni delle fanfare militari. I neri, i “negri”, gli ex schiavi afro-americani raccolsero rapidamente tutto, armi e strumenti musicali. Non parliamo ora delle armi e della lotta di liberazione dei neri d’America, ma il jazz nasce qui, dalla somma delle ritmiche tradizionali africane e degli ottoni americani e dalla volontà di un arte più vicina allo spirito “nero”. Il jazz divenne poi, negli anni venti, un fenomeno nazionale e internazionale. Ora il jazz è la musica nella quale nasce e cresce Paolo Conte ed inoltre pensare al jazz ci permette di capire molto della sua poetica e delle sue canzoni, nelle quali nasce sempre prima la musica e poi, sulla musica, le parole. E’ un procedimento che lascia molto più spazio all’inconscio, al sogno, alla magia di quel che non è rigidamente razionale. Prendiamo per dimostrare tutto questo il testo di “Max”, che è composto di pochi versi, di cui nessuno sembra avere un senso compiuto o dove troviamo affermazioni che sono pure tautologie del tipo “Max era Max”, ossia frasi che non spiegano nulla. Facendo delle ipotesi, potrebbe essere la morte, il segreto, il mistero di Max, oppure… In realtà è solo la musica a darci una spiegazione (una non spiegazione) di quello che accade: è una musica dove si sente quanto Conte abbia studiato la tecnica ipnotico-musicale di Ravel, il suo crescere a spirale fino ad inghiottire il tempo e il senso… questo è Max e il suo mistero, ma “la facilità non semplifica” e il mistero della vita, della morte, dell’amore “non si spiega”… ed è la musica che si ripete ossessivamente a portarci via, ad ammaliarci in un altrove assoluto, ed infatti cadute in fretta le parole, la musica della canzone potrebbe non finire mai… Fondamentale dunque la parola “segreto” che assieme ad altre parole ricorrenti nelle canzoni di Conte (ad esempio mistero, arcano, algebrico, incantesimo, abisso, oscurità, “parlare difficile”, rebus, ancestrale, silenzio, eternità, enigma, illogico, “non sense”, ecc.) costituisce – al di là degli esotismi – la vera ‘ossatura’ delle canzoni di Paolo Conte. Potremmo dire, per usare un verso di ”Boogie”, che quella di Conte è “una canzone che diceva e non diceva”. Il mistero della vita infatti non può essere spiegato (“a volertelo spiegare non saprei”) ma solo intuito e la musica “la grande musica” quella che “frequenta l’anima” è la colonna sonora di questo pensare il mistero (le ultime citazioni vengono da “Questa sporca vita” e da “La vera musica”).

Echi letterari: Detto che in principio era il jazz, non è un paradosso dire che tra le esperienze letterarie fondamentali di Paolo Conte vi è la Settimana enigmistica (Conte ha vinto anche un premio internazionale di enigmistica). Si spiega così l’allegra indifferenza con cui Conte piega alla sua musica le parole facendone nascere – direbbe Vecchioni -un’altra poesia.

Influenze sulla musica successiva. Forte e vincente le presenza di Conte in due giovani cantautori, entrambi di estremo rilievo artistico ed entrambi “scoperti” dal Club Tenco: Vinicio Capossela e Gianmaria Testa.