di Marisa Napoli
Perché parlare d’Avanguardia è segno di contraddizione? O ottusa opposizione o fulminante passione: queste sono le reazioni che anche ultimamente mi è capitato di registrare non solo tra i giovani, liceali o abilitandi della scuola di specializzazione per l’insegnamento secondario, futuri insegnanti dunque, ma -cosa più sorprendente- anche nei salotti letterari e persino nella redazione di una nota rivista milanese, dove il termine ha avuto l’effetto travolgente di un’onda anomala.
L’avversione nei confronti dell’Avanguardia forse è data anche dal fatto che il linguaggio massmediale e l’organizzazione culturale postmoderna ne ha fagocitato le forme spettacolarizzandole e svuotandole di contenuti?
C’è vera conoscenza dell’universo attuale delle proposte poetiche o si procede per slogan e stereotipi? Quali di queste esperienze si possono definire avanguardia e quali no?
L’organizzazione della forma d’avanguardia segna veramente sempre lo scarto nei confronti della norma? Ma qual è la norma e quale lo scarto?
Certo è che esistono personalità isolate che fanno ricerca e sperimentano. Ma è come se rimanessero isolate. Ma perché tanta difficoltà nel confronto? Forse manca oggi quello spirito di gruppo che aveva caratterizzato le avanguardie precedenti? Si riducono sempre più gli spazi per il confronto: quali nuovi si potrebbero prospettare?
Urgono le domande.
Questo volumetto si propone non certo di dare risposta a queste domande ma piuttosto di rilanciarle e di risollevare il dibattito soprattutto tra i giovani. Certamente non in termini esaustivi ma focalizzando lo sguardo sul confronto di due individualità poetiche particolari: Edoardo Sanguineti e Gaetano delli Santi, mettendo, dunque, accanto alla voce autorevole di Edoardo Sanguineti, il padre della Neoavanguardia – Gruppo ’63, l’irruente accento di Gaetano delli Santi, esponente di spicco della Terza ondata degli anni ’90, entrambi insigniti del significativo Premio Feronia (1993), l’uno per la poesia, l’altro per il romanzo sperimentale (o meglio antiromanzo).
A distanza di trenta anni si registra soltanto un passaggio di testimone e la voce di chi lo ha ricevuto è quella di un semplice epigono, o la ricerca si staglia decisa con caratteri di novità e di singolarità?
La prima parte del testo raccoglie, oltre alle dichiarazioni di poetica, alcuni saggi sui due autori che risultano significativi proprio perché tracciano la linea di sviluppo, nella ripresa e nella trasformazione, del fenomeno Avanguardia, dalla seconda metà del ‘900 ad oggi. Due generazioni a confronto. Padri e figli a confronto. Il testimone passa, la ricerca continua nel solco tracciato, ma nello stesso tempo si sviluppa in autonomia. Di entrambi i poeti forte è l’ impegno etico-civile-politico.
La seconda parte del testo raccoglie gli atti del convegno di Vieste (1996), introdotto dall’assessore alla cultura Carlo Nobile, nell’incantevole scenario della cittadina garganica. Facendo il punto sull’Avanguardia, critici accreditati come Filippo Bettini, Francesco Muzzioli, Marcello Carlino, avevano in quella sede proposto una articolata puntualizzazione sulle due generazioni di Avanguardia. Si era già allora sollevato il tema della valenza didattica e formativa dello studio sull’Avanguardia, consapevoli che molto fa la scuola a forgiare l’universo letterario, che è più o meno ristretto, a seconda che imponga canoni (quelli dominanti) o esclusioni, e molto deve fare per fornire competenze.
La terza parte del libro, infine, raccoglie alcune interviste che, con pessimismo critico, delineano lo stato attuale, pur fornendo interessanti spunti per ipotizzare dove andrà l’Avanguardia, verso quali nuove frontiere.
L’obiettivo del libro, quindi, risulta in primo luogo didattico: rendere disponibili ai lettori, soprattutto giovani, testi, alcuni dei quali non facilmente reperibili o addirittura inediti, che contribuiscono a indagare i rapporti tra poetiche nel percorso dell’Avanguardia nel ‘900, dagli anni ’60 in poi.
La seconda istanza, che in questo momento ci sembra più urgente, è rilanciare Vieste come incantevole luogo d’incontro e, soprattutto, significativo spazio di confronto sul tema dell’Avanguardia.