lunedì 25 febbraio siamo andati nella grandiosa sala delle cariatidi di palazzo reale per l’evento milano per elio pagliarani.
il pubblico era abbastanza numeroso ma molti sembravano esser lì per fare presenza più che per l’interesse dovuto a un grande avanguardista.
tra i personaggi più noti c’erano il critico d’arte gillo dorfles, il direttore editoriale e il vicepresidente della garzanti libri (oliviero ponte di pino e gherardo colombo) e il poeta francesco leonetti.
l’unico intervento che ha risvegliato il nostro interesse è stato il primo, quello di gillo dorfles.
il critico ha sottolineato l’importanza di autori come pagliarani che con la loro opera hanno sempre contrastato il canone classico che impone al poeta una selezione di temi e di vocaboli leciti, ovvero sublimi, puri, al di sopra della vita di tutti i giorni.
dopo un altro paio di oratori che hanno letto e commentato alcuni frammenti poetici di pagliarani, è arrivato anche vittorio sgarbi (assessore alla cultura e organizzatore dell’evento).
in veste ufficiale ha consegnato al poeta il meritato ambrogino d’oro e, dopo un discorso coerente con il suo personaggio di politico, è corso via per presenziare ad un altro impegno altrettanto ufficiale.
elio pagliarani non era proprio in ottima forma. ha faticosamente letto un testo breve di cui si sono perse svariate parole.
la serata si è conclusa con una performance dell’attrice carla chiarelli che ha interpretato -ci è parso più per se stessa che per il seppur poco partecipe pubblico- la ragazza carla, il poemetto scritto da pagliarani che segna il passaggio dal neorealismo alla neoavanguardia.
il testo è stato programmaticamente costruito alternando il registro tecnico-didattico del manuale di dattilografia, il tono dimesso dei pensieri della ragazza e quello severo delle osservazioni della madre, ma l’attrice ha optato per una recitazione enfatica, meccanica e alquanto didascalica -forse stimando necessario aggiungere pathos ad un testo, a suo parere, privo di dinamismo.
inoltre, in chiara antitesi con il rifiuto avanguardista di un’arte di leggero intrattenimento o fine a se stessa, gli organizzatori hanno voluto affiancare alla lettura un accompagnamento musicale unicamente dilettevole e privo di significato.
ancora una volta, un evento che poteva avvicinare il pubblico a un grande autore d’avanguardia s’è svolto ex cathedra con superficialità. ci siamo dispiaciuti soprattutto per la completa la mancanza di attenzione nei confronti sia degli spettatori (che, non essendo stati coinvolti in un confronto, sono stati ridotti a meri recettori) che del poeta stesso. mentre tutti parlavano della sua opera, pagliarani è stato lasciato in disparte, come già dimenticato.
pagliarani nato nel 1927 ha vissuto a milano dagli anni quaranta al 1960. fa parte del movimento d’avanguardia gruppo ’63 ed è presente con i suoi scritti nell’antologia i novissimi.